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Chiara Bariffi, un libro riapre il caso della ragazza morta nel lago di Como: “Fu uccisa”

Un libro pubblicato da poco “riapre” il caso di Chiara Bariffi, ragazza di 30 anni di Bellano, sul lago di Como, che scomparve la notte del 30 novembre 2002 e venne ritrovata annegata nelle acque del lago quasi tre anni dopo, il 13 settembre del 2005, sul sedile posteriore di un’auto a oltre 120 metri di profondità. Secondo Enrico Magni, psicoterapeuta che aveva in cura la ragazza, non si trattò di un incidente, ma di un omicidio.
A cura di Francesco Loiacono
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Non un incidente, ma un omicidio. Un delitto però senza colpevole da ormai quasi 18 anni. Un libro pubblicato da poco "riapre" il caso di Chiara Bariffi, ragazza di 30 anni di Bellano, sul lago di Como, che scomparve la notte del 30 novembre 2002 e venne ritrovata proprio nelle acque del lago quasi tre anni dopo, il 13 settembre del 2005, sul sedile posteriore di un'auto a oltre 120 metri di profondità. A scrivere il libro Enrico Magni, psicoterapeuta e criminologo lecchese che aveva in cura la ragazza e che al "Corriere della sera" ha spiegato di aver analizzato per 10 anni i documenti del caso, scovandone tutte le incongruenze e arrivando alla sua conclusione: la giovane venne uccisa.

Tante le incongruenze sul caso secondo il criminologo

Si tratta però di un "Omicidio irrisolto", come recita il titolo del libro – un romanzo ispirato alla realtà ma con nomi di fantasia – di Magni. D'altronde anche per la giustizia italiana un colpevole per la morte della ragazza non c'è: il processo che vide come unico imputato un conoscente che passò la serata con Chiara e fu l'ultimo a vederla in vita si chiuse con la sua assoluzione, chiesta dallo stesso pubblico ministero per la mancanza di testimonianze attendibili. "Un caso che resta irrisolto – ha detto Magni al Corsera -. Eppure basterebbe rileggere le carte del processo per trovare elementi utili per riaprire le indagini. Mi auguro che qualcuno voglia e possa farlo perché a distanza di tanti anni restano i dubbi e le domande".

Tanti, i dubbi elencati da Magni. A partire dal fatto che il corpo di Chiara fosse sul sedile posteriore dell'auto, spenta quando finì in acqua in un punto incompatibile con una caduta accidentale e rinomato come "cimitero delle auto", cioè un punto ideale per chi voleva nascondere una vettura con un corpo all'interno. Il cadavere di Chiara rimase sepolto in acqua per quasi tre anni. Venne ritrovato e recuperato grazie all'intervento di una sensitiva, che indicò il punto in cui cercare: un'altra stranezza di uno dei purtroppo tanti cold case italiani che attendono di essere chiariti.

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