Caso Bozzoli, tolti i sigilli alla fonderia dei misteri
Parlare di normalità è sicuramente eccessivo. Ma alla fonderia Bozzoli di Marcheno, in provincia di Brescia, un piccolo passo in avanti è stato sicuramente compiuto: la procura ha infatti firmato il dissequestro della fabbrica, togliendo i sigilli che la circondavano dal 13 ottobre, pochi giorni dopo che proprio nei capannoni della fonderia era scomparso uno dei titolari, l'imprenditore Mario Bozzoli.
Ancora nessuna traccia di Mario Bozzoli
Dell'uomo, ancora nessuna traccia: un team di esperti nominati dagli inquirenti le sta cercando in alcuni scarti di produzione che sono stati ammassati in un capannone, l'unico ancora sotto sigilli. La tesi degli inquirenti è infatti quella che Mario Bozzoli sia stato ucciso, e il suo corpo buttato in uno dei forni della fonderia. Un episodio per il quale sono quattro le persone indagate con le accuse di concorso in omicidio e distruzione di cadavere: due operai della stessa fonderia e i due nipoti di Mario Bozzoli, figli del fratello Adelio che ha in mano l'altra metà delle quote della fabbrica – il restante 50 per cento è adesso passato nelle mani della moglie di Mario Bozzoli.
Proprio Adelio Bozzoli ha ringraziato la procura per gli sforzi fatti per fare in modo che la produzione della fonderia, ferma ormai da mesi, possa riprendere al più presto. Il timore, che serpeggia tra dipendenti e sindacati, è difatti quello della chiusura definitiva dell'azienda: da mesi ormai gli operai non percepiscono più lo stipendio e sono in cassa integrazione. E l'incertezza sulla guida della fonderia alimenta dubbi e preoccupazioni.