Caso Bozzoli, la fonderia di Marcheno resta sotto sequestro: i sindacati vanno dal pm
Mentre proseguono le indagini relative alla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli e alla morte del suo dipendente Giuseppe Ghirardini, la fonderia di Marcheno al centro del duplice giallo resta sotto sequestro. La produzione, incentrata su lingotti di ottone, è bloccata ormai dallo scorso ottobre, quando si persero le tracce di Bozzoli. I dipendenti della fonderia del comune bresciano attendono che la magistratura dissequestri l'azienda: per farlo bisognerà prima trasferire in un altro sito tutto il materiale, anche di scarto, che un team di esperti dovrà analizzare per cercare tracce biologiche di Bozzoli. L'ipotesi degli inquirenti è infatti quella che il corpo dell'imprenditore 50enne sia stato buttato in uno dei forni della fabbrica, forse in quello dove la sera della scomparsa di Bozzoli (l'8 ottobre) si registrò una fiammata anomala.
La metà della fonderia è passata nelle mani della moglie di Mario Bozzoli
Le operazioni di trasferimento proseguono, ma si stanno rivelando più lunghe del previsto: ne è riprova anche il fatto che la cassa integrazione per i dipendenti della fonderia Bozzoli sia stata prolungata di 14 settimane. Il materiale viene trasportato nei capannoni dell'azienda Beretta Armi di Gardone Valtrompia, dove resterà a disposizione tra gli altri dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo. Intanto, sempre sul fronte aziendale si registrano due novità: la prima è che le quote della fonderia in mano a Mario Bozzoli sono passate alla moglie, adesso titolare a metà dello stabilimento assieme al fratello di Mario, Adelio. La seconda è invece un incontro programmato in procura tra i sindacati e una delegazione di lavoratori della fonderia e il procuratore Tommaso Buonanno, che guida le indagini. I sindacati vogliono avere rassicurazioni sul futuro della fabbrica dei misteri.