Caso Bozzoli, Beppe Ghirardini ucciso da un’esca da caccia degli anni Settanta
Nuovi elementi contribuiscono a rendere ancora più fitto il duplice mistero di Marcheno, paesino in provincia di Brescia al quale sono legate la scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, sparito dallo scorso 8 ottobre, e la morte di Giuseppe Ghirardini, dipendente di Bozzoli. Ghirardini era stato trovato cadavere qualche giorno dopo la scomparsa dell'imprenditore, il 15 ottobre. La causa della morte è avvelenamento da cianuro, trovato in un corpo estraneo all'interno dello stomaco dell'uomo.
Ghirardini era appassionato di caccia
L'ultima novità emersa dalle indagini sulla sua morte è che l'oggetto sarebbe una vecchia esca per animali selvatici, fuori commercio dal 1970. Il veleno si trovava all'interno di un'anima di silicato, ricoperto tutto attorno da una polvere simile a creta. Possibile dunque che Ghirardini, appassionato cacciatore, avesse conservato la capsula tra le sue attrezzature di caccia. L'elemento potrebbe insomma collimare con l'ipotesi del suicidio avanzata dagli inquirenti, che però non trova affatto d'accordo i familiari dell'uomo. Negli scorsi giorni le sorelle di Ghirardini lo hanno ribadito con forza: l'operaio a Natale avrebbe finalmente rivisto il figlio (che vive in Brasile con l'ex moglie), e non aveva dunque motivi per togliersi la vita.
Ma dietro al suicidio potrebbe esserci qualcosa di inconfessabile: magari la verità sul destino dell'imprenditore Mario Bozzoli, che secondo gli inquirenti sarebbe stato ucciso e gettato in uno dei forni della fonderia di Marcheno, divisa a metà col fratello Adelio. Ghirardini era l'addetto ai forni della fonderia, e proprio la sera della scomparsa in uno dei forni si registrò una fiammata anomala, come se un corpo estraneo fosse caduto all'interno. Per ora, però, si tratta solo di ipotesi investigative: manca ancora la prova regina di ogni caso di omicidio: il corpo della vittima. Ne cercano tracce, tra i lingotti e gli scarti di lavorazione della fonderia, esperti nominati dalla procura di Brescia.