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Case popolari, Consulta boccia la legge lombarda. “Requisito 5 anni residenza è irragionevole”

La Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale della Lombardia sui servizi abitativi pubblici, giudicando “irragionevole” il requisito di 5 anni di residenza richiesto per poter accedere alle graduatorie per le case popolari. La norma “anti immigrati” voluta dalla giunta leghista di Roberto Maroni per la Consulta “non ha alcun nesso con la funzione del servizio pubblico in questione”.
A cura di Simone Gorla
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Negare l'accesso alle case popolari a chi, al momento della richiesta, non sia residente o abbia lavorato in Lombardia dal almeno 5 anni è "irragionevole". Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che ha bocciato il requisito dei cinque anni  di residenza previsto nella legge regionale della Lombardia n.16/2016.

Consulta boccia legge regionale su case popolari: Irragionevole requisito 5 anni di residenza

La norma "anti immigrati" voluta dalla giunta leghista di Roberto Maroni, che stabiliva il vincolo di 5 anni di residenza, per la Consulta "non ha alcun nesso con la funzione del servizio pubblico in questione", che è "quella di soddisfare l'esigenza abitativa di chi si trova in una situazione di effettivo bisogno". La Corte ha accolto la censura sollevata dal tribunale di Milano sul requisito della residenza o dell'occupazione ultraquinquennale stabilito dall'articolo 22, primo comma, lettera b), della legge regionale. Il requisito della residenza protratta per più di cinque anni ai fini della concessione dell'alloggio "non è sorretto da un'adeguata giustificazione sul piano costituzionale: sia perché quel dato non è, di per sé, indice di un'elevata probabilità di permanenza; sia perché lo stesso radicamento territoriale non può assumere un'importanza tale da escludere qualsiasi rilievo al dato del bisogno abitativo del richiedente", ha rilevato la Consulta.

"La norma viola i principi di uguaglianza e ragionevolezza"

"La durata della residenza sul territorio regionale potrebbe semmai rientrare tra gli elementi da valutare nella formazione della graduatoria", valuta la Corte Costituzionale, che ha quindi ritenuto che "la norma impugnata violi i principi di uguaglianza e di ragionevolezza, in quanto fonte di una discriminazione irragionevole in danno di chi, cittadino o straniero, non possieda il requisito richiesto. Ma la norma impugnata contrasta anche con il principio di uguaglianza sostanziale, perché il requisito temporale richiesto contraddice la funzione sociale dell'edilizia residenziale pubblica".

L'ira della Lega: "Consulta fa politica contro la Lombardia"

Furiosa la reazione della Lega. Il consigliere regionale del Carroccio Alessandro Corbetta ha attaccato la Consulta: "Irragionevole è avere una Corte Costituzionale che fa palesemente politica contro l’autonomia legislativa della Lombardia. Dopo l’attacco alla nostra legge per limitare il proliferare di moschee e centri islamici, ora viene negato il nostro diritto di dare precedenza ai cittadini lombardi nell’assegnazione delle case popolari", è l'accusa dell'esponente leghista.

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