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Case di riposo bresciane, tamponi su operatori sanitari: il 25% è positivo

Nella provincia di Brescia l’Ats ha iniziato lo screening di medici e infermieri che lavorano nelle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali: su oltre 2.000 tamponi effettuati sono circa 545 i dipendenti risultati positivi al Coronavirus. Mentre restano da sottoporre a test altre migliaia di lavoratori. Intanto la regione Lombardia ha fatto sapere che entro fine aprile dovrebbero essere pronti i test sierologici.
A cura di Chiara Ammendola
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Sono iniziati i tamponi per i dipendenti delle Rsa bresciane: da lunedì oltre 2.000 operatori sanitari sono stati sottoposti a test per verificare le proprie condizioni di salute e di questi circa 545 sono risultati positivi al Coronavirus. Una percentuale altissima che si fissa intorno al 25% del numero analizzato. In totale i dipendenti delle case di riposo del territorio di Brescia e provincia sarebbero però circa 7.000, mancano dunque ancora migliaia di tamponi da effettuare nei prossimi giorni che potrebbero far lievitare ulteriormente i dati.

Tamponi necessari per fare luce su quanto è accaduto e ancora sta accadendo nelle case di riposo della regione Lombardia dove si contano centinaia di vittime dall'inizio della pandemia: secondo i dati analizzati, nel marzo 2020, nelle case di riposo la mortalità è stata mediamente più elevata del 20% rispetto al mese dello scorso anno. Così con una circolare del 3 aprile il ministero della Salute ha imposto che vengano effettuati i tamponi su tutti i dipendenti delle case di riposo. "Il test diagnostico con il tampone, va riservato prioritariamente ai casi clinici sintomatici/paucisintomatici e ai contatti a rischio familiari e/o residenziali sintomatici, focalizzando l’identificazione dei contatti a rischio nelle 48 ore precedenti all’inizio della sintomatologia del caso positivo o clinicamente sospetto – si legge nel testo ministeriale – l'esecuzione dei test va assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una definizione operata dalle aziende sanitarie, tenute ad effettuarla quali datori di lavoro".

Entro fine mese via a test sierologici

Intanto ieri il presidente di regione Lombardia Attilio Fontana ha fatto sapere che "dal 21 aprile ci sarà il riconoscimento del test sierologico sviluppato al Policlinico San Matteo di Pavia che riuscirà a individuare chi ha avuto il Coronavirus e ha un numero sufficiente di anticorpi per garantirgli la copertura". Si tratta di un test che grazie alla verifica del numero di anticorpi presenti nell'organismo consentirà di rilasciare la "patente di immunità": si partirà da 20mila unità al giorno e i primi che saranno sottoposti sarà tutti coloro del personale sanitario e coloro che rientrano nelle categorie di quelli che potranno tornare a lavoro nella fase 2. "I test si concentreranno dapprima nelle zone di Brescia, Bergamo, Cremona e Lodi – ha detto Fontana – le più colpite dal giorno uno dell'epidemia. Speriamo – ha aggiunto – si riesca ad ottenere il riconoscimento di quelle persone che non possono più trasmettere il virus".

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