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Cannabis light, la paura di un produttore: “Ho investito i miei risparmi e rischio di perdere tutto”

“In questo progetto io e i miei soci abbiamo investito tutto. Ora gli ordini sono bloccati, non sappiamo più cosa fare per seguire la legge. Rischiamo di rimanere senza niente”. È un grido di allarme quello dei produttori di cannabis light dopo la sentenza della Cassazione che ha stabilito che “vendere i derivati della cannabis” rappresenta un reato ma “salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”. Una formulazione che crea confusione e spaventa operatori del settore e clienti. Marco Tosi, fondatore con altri tre soci di MecCannabis, azienda brianzola con oltre 7mila metri quadri coltivati, spiega a Fanpage perché ora chi ha investito in questo mercato rischia di perdere tutto.
A cura di Simone Gorla
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"In questo progetto io e i miei soci abbiamo investito tutto, tutto quello che avevamo. Abbiamo lasciato posti di lavoro a tempo indeterminato, abbiamo speso tutti i nostri risparmi. Ci veniva data finalmente la possibilità di trasformare in professione la nostra passione, ce l'abbiamo messa tutta. Adesso rischiamo di rimanere senza niente". Un anno e mezzo di lavoro, denaro e tempo investiti, fatica e impegno per mettere in piedi un'attività al 100 per cento legale e provare a puntare su un mercato che in tutto il mondo dà ottimi risultati, fa crescere l'economia e riduce il business della criminalità. Marco Tosi, 32 anni, è tra i fondatori di MecCannabis, una startup nata in Brianza nel 2017  con l’obiettivo di coltivare Cannabis Sativa (Light) a basso contenuto di thc in ambiente controllato. Un'azienda che rappresenta una delle realtà più grandi in Italia per coltivazione indoor, con circa 7 mila metri quadrati. Ora una sentenza della Cassazione ha gettato l'intero comparto nel caos decretando che “vendere i derivati della cannabis” rappresenta un reato ma aggiungendo “salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”. Una formula che confonde gli operatori e i clienti, paralizzando il lavoro di commercianti e coltivatori, che da un giorno all'altro non sanno più se la loro attività sia legale o meno.

Non sappiamo più cosa fare per rispettare la legge

"Abbiamo investito tutto, perché siamo imprenditori. Ma oggi come imprenditori non sappiamo più cosa fare per seguire la legge. Non sappiamo più se il nostro lavoro è un'attività legale o se siamo diventati improvvisamente degli spacciatori. Essendo dei cittadini onesti, ora abbiamo paura di essere arrestati", spiega Tosi a Fanpage.it. Lui e i suoi soci si sono visti costretti a rivolgersi al loro avvocato per chiedere chiarimenti. "Il nostro legale sta preparando una lettera al Questore di Milano, e Questore di Monza e ai ministeri dell'Interno, dell'Agricoltura e della Salute per chiedere come poter operare. Chiediamo semplicemente come dobbiamo comportarci per poter portare avanti la nostra attività di coltivazione e commercializzazione di prodotti derivati della cannabis. Non siamo più in grado di comprenderlo, il mio legale non me lo può più garantire", denuncia il produttore brianzolo. In diciotto mesi di attività, i soci di MecCannabis hanno affrontato numerosi controlli da parte delle forze dell'ordine, senza mai incorrere in sanzioni o irregolarità di alcun tipo. "Non abbiamo mai avuto alcun nessun problema con le autorità. Ci sono stati svariati controlli, l'ultimo direttamente dall'ispettore della Questura di Milano durante la fiera internazionale della canapa Hemp Fest, dove eravamo sponsor e fornitori delle piantine regalate. Sono venuti subito da noi e ci hanno fatto le pulci più che agli altri. Ci hanno chiesto con la massima professionalità i documenti e tutto si è risolto in un attimo". Questo, però, accadeva prima che la sentenza della Cassazione rendesse tutto più complicato, spaventando in primo luogo i clienti.

Un'attività completamente paralizzata: paura e ordini annullati

“Ora ci hanno tolto il terreno da sotto i piedi, da ieri siamo fermi: non sappiamo più come operare nel rispetto della legge, quindi ci siamo fermati. Gli ordini vengono annullati e anche se i clienti non li annullano, non sappiamo più se consegnare o meno. Questa è la realtà", spiega Tosi con molta amarezza. La sentenza interviene sulla regolamentazione della vendita dei prodotti derivati dalla canapa nei negozi. L'obiettivo sarebbe quello di impedire che, insieme alla cannabis legale, vengano messi in commercio anche prodotti con tasso di thc superiore al limite di legge, quindi con effetti "droganti". Al momento, però, nella realtà dei fatti blocca l'intero comparto produttivo.

Coldiretti: in Lombardia aumento del 600% dei terreni coltivati in 4 anni

A confermare gli effetti positivi sull'economia agricola lombarda della legge 242/2016 "Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa" sono i dati forniti dalla Coldiretti. Sono oltre 160 gli ettari a canapa in Lombardia, con un aumento del 600 per  cento dei terreni coltivati tra 2014 e 2018. "Se nel 2006 questa coltivazione nella nostra regione non esisteva, – spiega la Coldiretti Lombardia su dati regionali – nel 2014 gli ettari coltivati erano 23, mentre oggi i campi dedicati a questa coltura si trovano praticamente in tutte le province lombarde per un totale di circa 166 ettari nel 2018". "La canapa è una pianta versatile dai molteplici utilizzi – continua l'associazione degli agricoltori – che spaziano dalla bioedilizia all’alimentare, tanto che tra gli operatori del settore viene considerata un vero e proprio “maiale vegetale”, dato che non si butta via nulla. In Lombardia oltre alla coltivazione per scopi industriali, si registrano esperienze innovative che riguardano il cibo con esempi di imprenditori agricoli che producono cracker, birra, olio per cucinare e tisane". In Italia nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018. Centinaia le aziende agricole hanno investito nella coltivazione, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.

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