Bus dirottato, Ousseynou Sy: “Non sono pentito, quello che ho fatto lo rifarei altro cento volte”
"Quello che ho fatto lo rifarei altre cento volte: avevo tutto in mente da un po', volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo", le parole di Ousseynou Sy confermano ancora una volta la lucidità dell'uomo che mercoledì mattina ha sequestrato un autobus pieno di ragazzi di una scuola media e gli ha dato fuoco prima di essere fermato e arrestato dai carabinieri. Dal momento del suo arresto fino all'interrogatorio in carcere avvenuto davanti al pm, l'autista 47enne non ha fatto altro che ripetere di aver fatto tutto per mandare un messaggio agli Africani, per dire loro di non venire in Europa. L'uomo ha però sostenuto con fermezza di non aver mai avuto intenzione di fare del male a nessuno, e di aver sparso la benzina sul bus solo per evitare che i carabinieri sparassero.
Lo preparavo da tempo, mi sono deciso quando ho visto la nave Mare Jonio
Eppure stando a quanto emerso dal lavoro senza sosta che stanno portando avanti gli inquirenti sono sempre di più gli indizi che fanno pensare a un piano ben organizzato: gli acquisti del materiale utilizzato quel giorno, avvenuto giorni prima, dalle fascette alle bombolette spray per oscurare i vetri del bus, fino alle taniche di benzina. Poi le armi, e quei martelletti tolti dal pullman, forse per evitare che i ragazzini potessero usarli per infrangere i vetri e scappare. "Lo preparavo da tempo, mi sono deciso quando ho visto in tele la nave Mare Jonio e le azioni dei politici italiani per ostacolare le Ong", avrebbe spiegato Sy che non si dice affatto pentito. Era un gesto che secondo la sua filosofia panafricana andava fatto: "Lo rifarei, anche cento volte".