Bus dirottato e incendiato, chiesta l’assoluzione dal reato di strage per Sy: “Non voleva uccidere”
Non voleva uccidere nessuno, e non sarebbe stato lui a incendiare l'autobus pieno di studenti della scuola media Vailati di Crema. Sulla base di queste motivazioni, naturalmente tutte da valutare, la difesa di Ousseynou Sy, l'autista 47enne che il 20 marzo dello scorso anno dirottò il bus della compagnia Autoguidovie, ha chiesto l'assoluzione dal reato di strage per l'uomo, imputato davanti alla Corte d'assise di Milano per i reati di sequestro aggravato dalla finalità di terrorismo, strage, incendio, lesioni e resistenza.
Oggi si è svolta quella che dovrebbe essere la penultima udienza del processo di primo grado, che dovrebbe concludersi nella giornata di mercoledì 15 luglio con le ultime dichiarazioni difensive dell'imputato e la sentenza. Per l'autista di origini senegalesi, ma cittadino italiano da molti anni, il pubblico ministero Luca Poniz aveva chiesto nel corso della scorsa udienza 24 anni di carcere, riformulando in corsa l'accusa di sequestro di persona "semplice" in sequestro di persona a scopo di terrorismo o eversione.
Per il suo legale Sy non aveva alcuna volontà omicida o incendiaria
Sy anche oggi ha seguito il processo nella cella riservata agli imputati nell'aula bunker, con una mascherina con la scritta "L'Africa non morirà mai" a coprire le vie respiratorie per via delle norme anti Covid-19. Il legale dell'imputato, che una perizia aveva giudicato capace di intendere e di volere, ha detto che l'uomo "non ha appiccato il fuoco e non aveva alcuna volontà omicida e incendiaria". Per l'avvocato Giovanni Garbagnati il suo assistito voleva "solo" compiere un'azione spropositata", per denunciare le morti di migranti nel Mediterraneo, la tragedia che lo tormentava. Nonostante avesse cosparso il bus di benzina, come hanno testimoniato i 50 ragazzini della scuola media e gli adulti presi in ostaggio da Sy, per l'avvocato però non ci sarebbe stato dolo e l'autobus avrebbe preso fuoco a seguito del rocambolesco inseguimento e dello speronamento che avevano consentito ai carabinieri di bloccare il mezzo all'altezza di San Donato Milanese, vicino Milano, dove l'autista era stato arrestato e tutti gli ostaggi erano stati liberati.