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Brescia, scoperta maxi frode al Fisco da 70 milioni di euro: 69 indagati

Una maxi truffa al Fisco da 70 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di finanza di Chiari (in provincia di Brescia). Al centro della frode uno studio commercialistico dell’Ovest bresciano, che consentiva ad aziende intestate a prestanome di ricevere illecite compensazioni di imposta da parte dell’Erario. Al momento sono 69 gli indagati, ma sono in corso perquisizioni in diverse province lombarde.
A cura di Francesco Loiacono
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Si chiama "All inclusive" l'operazione in corso dalle prime ore dell’alba in diverse province lombarde, coordinata dalla guardia di finanza di Chiari (in provincia di Brescia). E "all inclusive" era difatti il servizio dello studio commercialistico lombardo al centro della maxi frode al Fisco da 70 milioni di euro scoperta dai finanzieri. Una frode per la quale sono al momento indagate 69 persone, accusate a vario titolo di truffa aggravata, impiego di denaro o di beni di provenienza illecita, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione ed indebite compensazioni.

Impegnati nelle perquisizioni 280 finanzieri

L'inchiesta è ancora in corso: sono 280 i finanzieri del Comando Provinciale di Brescia impegni in un centinaio di perquisizioni nelle province di Bergamo, Brescia, Lodi, Milano e Varese, disposte dalla procura della Repubblica di Brescia. Ma già accertato è il sistema con il quale l'organizzazione, radicata nell'Ovest bresciano ma con ramificazioni in varie parti della Lombardia, operava per frodare l'Erario.

Al centro dell'inchiesta uno studio commercialistico

Il trucco era chiedere allo Stato illecite compensazioni d’imposta: si iscrivevano in bilancio crediti nei confronti dell'Erario (soprattutto crediti Iva) da utilizzare in compensazione di debiti (soprattutto contributi previdenziali) che però non venivano versati. Le società che si rivolgevano allo studio commercialisti incriminato, infatti, erano per lo più intestate a meri prestanome. I componenti dello studio non solo lo sapevano, ma spesso procacciavano loro stesso i prestanome agli spregiudicati imprenditori – soprattutto di imprese edili – che si rivolgevano allo studio per richiederne le particolari consulenze aziendali.

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