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Brescia, prete pedofilo condannato a 5 anni per abusi sessuali su un ragazzino

Don Angelo Blanchetti, parroco in due piccoli centri nella Valle Camonica (Brescia), è stato condannato a 5 anni per abusi sessuali su minore. Il prete è stato riconosciuto responsabile di aver costretto un ragazzino di 12 anni di origine straniera a fare sesso con lui. Fragile e impressionabile, Don Angelo lo minacciava dicendogli che se avesse parlato sarebbe “finito all’inferno”.
A cura di Redazione Milano
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È stato condannato a cinque anni di reclusione don Angelo Blanchetti, per anni parroco a Corna di Darfo e Bessimo, piccoli centri della Valle Camonica in provincia di Brescia. I giudici lo hanno riconosciuto responsabile di aver compiuto abusi sessuali su un minore di origine straniera di 14 anni, che all'epoca dei fatti ne aveva 12. Il prete ha costretto il ragazzino, che frequentava la parrocchia avendo scelto di convertirsi al culto cattolico, a rapporti sessuali avvenuti all'interno della sua abitazione. A far emergere la vicenda un responsabile della Chiesa Apostolica evangelica di Milano, che il ragazzo stava frequentando, che ha convinto il 14enne a confidarsi con la famiglia e a sporgere denuncia.

La vicenda è venuta alla luce nel 2016, quando il sacerdote viene arrestato e in quell'abitazione, descritta per filo e per segno dalla vittima degli abusi. Chiusi in cassaforte vengono trovati oli profumati e preservativi, gli stessi con cui consumava i rapporti con il minore che aveva indicato agli inquirenti esattamente dove cercare e cosa avrebbero trovato. Per convincerlo a non parlare l'ex parroco lo ammoniva: "Se parli finisci all'inferno".

La fragilità di quel 14enne, impressionato dalle minacce di don Angelo, è l'elemento più odioso di questa vicenda, terminata almeno per il momento sotto il profilo giudiziario. Il processo, che si è svolto sotto con rito abbreviato, ha visto l'accusa rappresentata dal pm Ambrogio Cassiani chiedere 1o anni di carcere per il prete, mentre la difesa chiedeva l'assoluzione. Da quanto si apprende invece la famiglia del 14enne è già stata risarcita in separata sede.

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