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Brescia: nel 2013 meno rifiuti bruciati dal termovalorizzatore, inquinanti nella norma

Diffusi i dati ufficiali del termovalorizzatore di Brescia per il 2013 e il 2012. Nel 2013 sono calate le tonnellate di rifiuti bruciati: da 736.184 a 728.206. Oltre la metà (392mila) sono rifiuti speciali che provengono per la maggior parte da fuori regione.
A cura di Francesco Loiacono
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Esattamente un anno fa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, faceva visita al suo collega bresciano Emilio Del Bono per parlare del futuro di A2a. Tra le tappe del tour, anche il termovalorizzatore – o termoutilizzatore, come viene ufficialmente chiamato – di Brescia, di proprietà della controllata. Mercoledì 14 gennaio 2015, il rinato osservatorio sul termovalorizzatore bresciano, tornato operativo dopo 4 mesi sotto la presidenza dell'assessore comunale all'Ambiente Gigi Fondra, ha diffuso i dati di funzionamento dell'impianto relativi agli anni 2012 e 2013 e quelli sulle emissioni relativi al triennio 2011-2013. Una diffusione che arriva con un po' di ritardo, ma serve a completare una serie statistica, dal momento che i dati sulle emissioni raccolte arrivavano al 2010.

Nel 2013 sono diminuite leggermente le tonnellate di rifiuti bruciate dall'inceneritore, anche se rimane intatto uno dei tanti punti controversi nella questione: cioè la grande quantità dei rifiuti speciali trattati, e soprattutto la loro provenienza. Per la grandissima parte, infatti, queste tipologie di rifiuti non sono prodotte né a Brescia né in provincia, ma arrivano, nel rispetto di una legge che lo prevede, da altre regioni d'Italia. Nei dati e nelle tabelle diffuse dall'osservatorio pare che tutte le emissioni di sostanze tossiche e inquinanti siano rimaste sempre nella norma, pur con periodi nei quali la loro concentrazione è stata maggiore. La diossina risulta addirittura cento volte sotto il limite di guardia mentre gli ossidi d’azoto, precursori delle cancerogene polveri sottili, superano la metà dei limiti di legge.

Resta però in sospeso un'informazione fondamentale: elaborare i dati per comprendere, complessivamente, la quantità di inquinanti emesse nell'aria dal termovalorizzatore. Al momento è possibile solo un calcolo empirico, basato sulla leggera diminuzione dei rifiuti bruciati – più avanti, nell'articolo, i dati completi – e sul contesto: se nel 2010 l'impatto del termoutilizzatore sullo smog a Brescia era dell'8 per cento, è probabile che quel peso sia leggermente cresciuto, per via della riduzione delle emissioni di altri siti inquinanti – come acciaierie e traffico – dovuta alla crisi.

L'incidente dell'8 agosto 2012

Nei dati relativi al 2012 si menziona l'incidente occorso l'8 agosto 2012 al termovalorizzatore, che ha comportato, come evidenziato dal report, un aumento della concentrazione di Pcdd/Pcds – le diossine -, monossido di carbonio e polveri, causando la fuoriuscita di un pennacchio di fumo nero dal camino. Il report parla delle cause dell'incidente, un blackout "originato quindi da un disservizio esterno all’impianto" ed evidenzia come, per scongiurare nuovi eventi di quel tipo, siano state prese delle contromisure da parte di A2a, proprietaria dell'impianto, con interventi "completati entro il maggio 2014". Solo dopo, quindi, una seconda fuoriuscita anomala di fumo nero, avvenuta il 27 aprile del 2014. In entrambe le circostanze anomale, comprendere quante sostanze inquinanti siano state rilasciate nell'aria è difficile, in quanto i sistemi di campionatura automatica dei microinquinanti vengono disattivati come prassi da A2a, nonostante il parere contrario dell'Arpa.

I dati

Nel 2013 le tre linee del termovalorizzatore di via Codignole hanno bruciato 728.206 tonnellate di rifiuti, in calo rispetto alle 736.184 del 2012. Oltre la metà (392.022) sono rifiuti speciali che provengono per la maggior parte da fuori regione (160.807 tonnellate). I rifiuti speciali prodotti a Brescia sono 8.281 tonnellate, 68.826 quelle prodotte nel bacino provinciale e 154.108 le tonnellate che provengono dalle altre province della Lombardia. Diverso il caso per i rifiuti urbani che per legge non possono "viaggiare" per essere smaltiti in altre regioni rispetto a quella di provenienza. Il totale di rifuti urbani bruciati è stato di 336.184 tonnellate, delle quali 76.605 prodotte a Brescia, 219.143 nel bacino provinciale e 40.436 dalle altre province lombarde.

Dall'analisi delle cifre balza agli occhi il sovradimensionamento dell'impianto bresciano per il territorio di riferimento. Un punto molto dibattuto a Brescia ma sul quale l'assessore all'Ambiente Fondra non ha commentato. Il presidente dell'osservatorio si è invece detto soddisfatto dell'operazione trasparenza: "Abbiamo recuperato in quattro mesi il tempo perduto, visto che il buco di dati proseguiva dal 2010. La collaborazione con il gestore dell’impianto è stata la madre di questo nuovo rapporto". Resta però ancora molto da fare: al di là di spiegare ai cittadini bresciani la logica per cui i dati sulla qualità dell'aria che respirano debbano essere resi noti soltanto con un ritardo di anni, nel report presentato mancano quelli relativi ai Pcb. E in una delle città più inquinate d'Italia, marchiata dall'operato dell'industria chimica Caffaro – unica produttrice italiana di policloribifenili – questo rappresenta senz'altro una grave lacuna da colmare al più presto.

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