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Brescia, l’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero arrestato per maltrattamenti sulla compagna

L’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero è stato arrestato a Brescia con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della sua compagna. Maniero, soprannominato “Faccia d’angelo” durante la sua lunga carriera criminale, dopo il pentimento era tornato in libertà e viveva a Brescia con un altro nome. L’arresto è scattato sulla base delle nuove norme contenute nel Codice rosso.
A cura di Francesco Loiacono
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Felice Maniero (Archivio LaPresse)
Felice Maniero (Archivio LaPresse)

Il soprannome di "Faccia d'angelo" e il titolo di "boss della Mala del Brenta" fanno parte ormai di un'altra vita. Ma anche nella sua nuova esistenza dopo il pentimento e il ritorno in libertà Felice Maniero continua ad avere problemi con la giustizia. Il 65enne, che adesso risiede a Brescia con un altro nome, è stato infatti arrestato ieri mattina con l'accusa di maltrattamenti nei confronti della sua compagna. A riferire la notizia è stato il quotidiano locale "Il Giornale di Brescia", che spiega come le manette per l'ex capo della Mala del Brenta siano scattate in base alle norme contenute nel nuovo Codice rosso, la legge che tutela in particolare le vittime di violenza domestica e di genere e prevede anche una sorta di "corsia preferenziale" per chi subisce queste violenze. L'ordinanza di custodia cautelare per Maniero è stata firmata giovedì dal giudice per le indagini preliminari di Brescia Luca Tringali: l'uomo si trova adesso in carcere a Bergamo.

La lunga carriera criminale di Faccia d'angelo

La lunga carriera criminale di "Faccia d'angelo" è iniziata durante l'adolescenza, quando il giovane Felice Maniero aiutava lo zio a compiere furti di bestiame. Poi, assieme a dei complici, passò alle rapine. Il gruppo di criminali iniziò a farsi "notare", tanto che la stampa gli affibbiò anche il nome di "Mala del Brenta" per via del paese natio di Maniero e altri complici, Campolongo Maggiore, paese che sorge lungo il fiume Brenta. Dopo il primo arresto, avvenuto nel 1980, fu protagonista di numerose evasioni che contribuirono anche ad accrescere la sua "fama" come criminale, una fama certificata in qualche modo anche dall'interesse che la tv (con documentari e fiction) gli ha riservata. Dopo una prima condanna definitiva a venti anni e quattro mesi si è pentito divenendo collaboratore di giustizia e contribuendo a far arrestare anche gli altri membri della sua banda.

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