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Brescia, Felice Maniero confessa: “È vero, picchiavo la mia compagna”. E chiede scusa in aula

Ha confessato le botte alla storica compagna Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta, a processo per maltrattamenti in famiglia e in carcere dallo scorso ottobre. Marta Bisello è stata ascoltata in aula dai giudici nell’udienza del processo con rito abbreviato alla quale ha preso parte in videoconferenza anche Maniero che ha chiesto scusa alla donna ammettendo i proprio errori.
A cura di Chiara Ammendola
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Felice Maniero (Archivio LaPresse)
Felice Maniero (Archivio LaPresse)

Ha ammesso di averla picchiata, più di una volta e spesso anche davanti alla figlia, per questo le ha chiesto scusa. Lo ha fatto in collegamento video con Brescia rivolto all'aula di tribunale dove era in corso l'udienza del processo che lo vede imputato per i maltrattamenti in famiglia proprio nei confronti di Marta Bisello, la donna che è stata con lui per 25 anni e con la quale ha avuto una figlia.

È stata lei a denunciarlo per quelle botte che riceveva da tempo dall'uomo che amava, quell'uomo che l'aveva portata a vivere una vita fatta di agi ma anche di paure. Lui, Felice Maniero, l'ex boss della Mala del Brenta, uno tra i banditi più pericolosi, feroci e potenti del Nordest d'Italia, diventato anche collaboratore di giustizia sarà ora probabilmente condannato proprio per quelle violenze nei confronti della storica compagna che ha confessato anche con timore. "Ti chiedo scusa. Ti chiedo scusa – ha detto più volte Maniero, oggi 66enne – l'ho picchiata, è vero, ma mai con calci e pugni, solo qualche schiaffo, qualche spinta".

I problemi economici e lo sfratto: I problemi sono iniziati nel 2016

È un lungo racconto quello fatto in aula proprio da Marta Bisello, giunta insieme con la figlia 19enne, anch'essa ascoltata dai giudici. I problemi sarebbero iniziati nel 2016 con le difficoltà economiche di Maniero, che in quegli anni era stato "scoperto" e che si ritrova a racimolare, secondo quanto raccontato, gli spiccioli di quei 16 milioni di euro affidati al cognato e mai più riavuti. Sarebbero stati investiti e quindi indisponibili. Ma la loro, quella di Maniero, di Bisello e della figlia, è una vita fatta di agi e che è impossibile portare avanti senza la liquidità giusta. In poco tempo la situazione degenera e la famiglia viene sfrattata per ben tre volte, finendo in un appartamento popolare: Maniero sarebbe stato cacciato anche da qui perché non pagava l'affitto. Una vita di povertà, riferisce, nella quale i quasi 50 milioni di euro messi da parte nell'arco della sua carriera fatta di rapine, omicidi e spaccio, sarebbero spariti.

Le botte e le umiliazioni confermate anche dalla figlia

A confermare quelle violenze anche la figlia che in aula dinanzi al padre si commuove, così come lo stesso Maniero che ha chiesto il rito abbreviato e che in caso di condanna potrà quindi avere uno sconto di un terzo della pena. "Ho assistito a un paio di episodi – spiega la ragazza – ma mamma me ne ha raccontato di altri". Ad acuire le botte ci sarebbero state anche le offese e le umiliazioni nei confronti della compagna accusata di essere stata la causa della sua rovina. Un periodo buio che avrebbe portato la donna a lasciarlo definitivamente: "Non voglio più tornarci con lui", ha detto in aula. Ora si dovrà attendere la decisione dei giudici, mentre la nuova udienza è stata fissata per martedì prossimo e lui Felice Maniero, soprannominato "Faccia d'angelo", in carcere dallo scorso ottobre, saprà quale sarà il prossimo passo della sua storia.

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