Brescia, candidato al Consiglio di quartiere pubblica una foto col kalashnikov. Il sindaco: “Va escluso”
Si chiama Talat Chaudhry Doga ed è un cittadino bresciano di origine pachistana: in queste ore è finito al centro di veementi polemiche che hanno travalicato i confini del capoluogo di provincia lombardo. L'uomo, sposato con una donna italiana e padre di due figli, si è infatti candidato per entrare a far parte del Consiglio di quartiere, in maniera da rappresentare in particolar modo proprio la comunità pachistana bresciana, molto numerosa. Ma al momento di candidarsi non ha "ripulito" il proprio profilo Facebook, che in virtù del suo possibile incarico pubblico è stato analizzato con attenzione da diverse persone. Ed ecco che tra le foto pubblicate in passato dall'uomo ne è spuntata una piuttosto imbarazzante, che lo ritrae mentre imbraccia un kalashnikov, temibile fucile d'assalto.
La foto, che sarebbe stata scattata durante una vacanza in Pakistan, ha fatto scoppiare una polemica bipartisan: "Spero che venga sospeso dalle liste e che magari anche le forze dell’ordine indaghino su questo individuo. Siamo alla follia!", ha scritto sempre a mezzo social la bresciana Viviana Beccalossi, consigliera regionale di Fratelli d'Italia ed ex assessore di Regione Lombardia. Duro anche il sindaco Emilio Del Bono, del Pd: "In queste ore è riunita la Commissione che deve decidere sull’ammissibilità dei candidati – ha scritto il primo cittadino in una nota inviata nel pomeriggio di oggi, 31 ottobre – non è quindi un tipo di valutazione che compete a me. Ritengo, però, che questo signore non debba partecipare alla consultazione. La scelta di pubblicare una propria fotografia armato, infatti, va contro i principi contenuti nello Statuto del Comune di Brescia, che inneggiano alla pace e alla fratellanza. Un’immagine del genere – ha concluso Del Bono – va esattamente nella direzione opposta". Le polemiche per la sua foto armato rischiano di far passare in secondo piano le intenzioni lodevoli del candidato: tra le sue "promesse elettorali" alla comunità pachistana la parità di trattamento in tutti gli uffici pubblici (che in teoria dovrebbe essere già assicurata per legge), la possibilità di avere dei mediatori culturali negli ospedali per aiutare le donne, l'assistenza burocratica e un luogo di incontro tra il candidato e le esigenze dei residenti di quartiere.