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Blitz in stazione Centrale a Milano: polizia e cani antidroga per controllare i migranti

Nuovo blitz delle forze dell’ordine alla stazione Centrale di Milano. Polizia e carabinieri hanno controllato i documenti e i permessi di soggiorno agli immigrati che si ritrovano davanti allo scalo ferroviario, dove lo scorso 17 luglio un immigrato irregolare aveva accoltellato un poliziotto.
A cura di Francesco Loiacono
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Ancora un blitz delle forze dell'ordine alla stazione Centrale di Milano, al centro dell'attenzione per via degli ultimi gravi fatti di cronaca accaduti negli scorsi giorni. Verso le 13.30 polizia e carabinieri, con l'aiuto anche di cani antidroga, hanno circondato alcune delle aiuole che si trovano in piazza Duca D'Aosta, davanti all'ingresso principale dello scalo ferroviario, controllando i gruppetti di immigrati che solitamente vi trascorrono la giornata. Gli agenti hanno chiesto i documenti e i permessi di soggiorno. Il blitz è tutt'ora in corso e, a parte qualche isolato caso di nervosismo, non sembrano esserci particolari criticità.

L'operazione delle forze dell'ordine viene tecnicamente definita "a cintura". Le vie intorno alla stazione sono state bloccate, così come sono stati chiusi gli accessi allo scalo ferroviario: in questa maniera è stata impedita la fuga alle persone sottoposte ai controlli. Si tratta di circa un centinaio di immigrati, che sono stati anche perquisiti. Alcuni, quelli trovati senza documenti o a carico dei quali dovesse emergere qualche problema con la giustizia, verranno presumibilmente portati in questura per approfondimenti.

Il blitz dopo l'accoltellamento di un poliziotto

L'operazione odierna, comunque più contenuta di quella condotta lo scorso 2 maggio – definita da alcuni un "rastrellamento" -, arriva a qualche giorno di distanza dall'ultimo grave episodio di cronaca. Lo scorso 17 luglio infatti un immigrato irregolare della Guinea, Mamadou Saidou Diallo, ha accoltellato un poliziotto, ferendolo di striscio alla schiena. L'agente, che era intervenuto su segnalazione di alcuni autisti degli autobus parcheggiati all'esterno della Centrale, è rimasto ferito solo di striscio grazie anche al giubbotto antiproiettile. L'immigrato era stato arrestato, poi scarcerato – tra mille polemiche – e quindi espulso dall'Italia il giorno dopo la decisione del giudice. L'accoltellamento del 17 luglio ha un precedente: il ferimento di tre tra poliziotti e soldati da parte del 20enne italo-tunisino Ismail Tommaso Hosni, che è attualmente indagato anche per terrorismo internazionale. Gli inquirenti sospettano che il ragazzo avesse abbracciato la causa del fondamentalismo islamico.

La situazione intorno alla stazione Centrale

I dintorni della stazione Centrale di Milano (così come succede vicino ad altre stazioni ferroviarie di altre città italiane) sono da anni luogo di ritrovo per un'umanità fatta di sbandati, senzatetto e, soprattutto da quando gli sbarchi sono più frequenti, molti immigrati. In quest'ultimo caso trovano "casa" nei pressi della stazione coloro che non possono o non vogliono essere ospitati dalle strutture d'accoglienza predisposte dal Comune e dal terzo settore: gente che si è vista rifiutata la richiesta d'asilo, persone senza documenti e coloro che cercano di raggiungere altri Paesi europei, finendo spesso nelle grinfie dei trafficanti di uomini (come ha rivelato un'inchiesta che ha portato recentemente a tre arresti). In tanti denunciano la situazione di degrado delle aree intorno allo scalo ferroviario, il secondo per importanza dopo Roma Termini. In molti casi il degrado è però connaturato alle difficili condizioni psico-fisiche di chi è costretto a vivere per strada, non avendo un altro posto in cui è andare. Le ultime aggressioni hanno inevitabilmente portato all'attenzione di opinione pubblica e istituzioni la situazione della stazione, suggerendo la strada di una soluzione "repressiva" che, da sola, non può però risolvere tutti i problemi della Centrale.

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