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Bergamo, donne costrette a prostituirsi sotto la minaccia di riti voodoo: tre persone in manette

Giungevano in Italia con la promessa di un lavoro nel settore della moda e si ritrovavano costrette a prostituirsi, ricattate inoltre da un rito voodoo conosciuto col nome di “juju”. L’incubo di giovani ragazze nigeriane è finito grazie alla polizia: in manette tre persone che avevano messo in piedi un vero e proprio traffico di essere umani dalla Nigeria. L’indagine era iniziata tre anni fa grazie alla denuncia di una ventenne finita nella trappola dei tre.
A cura di Chiara Ammendola
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Un lavoro come modella e una vita migliore. Erano queste le promesse fatte da una vera e propria banda di presunti trafficanti di esseri umani alle giovani donne che giungevano in Italia dalla Nigeria. A farne parte Joy O., detta anche “mama destiny” o “signora”, 44enne di nazionalità nigeriana con precedenti penali, il compagno della donna, Gian Pietro V., 58 anni, nato a Cassano d’Adda, ex guardia giurata, anch'egli pregiudicato e la figlia di lei Love O., detta anche “Susan”, di 22 anni, che si prostituiva insieme con altre due connazionali nigeriane. I tre, che agivano nella zona di Osio Sotto, in provincia di Bergamo, sono stati arrestati dalla polizia dopo tre anni di indagini nell'ambito dell'inchiesta denominata "Sister Joy", condotta dal pubblico ministero Davide Palmieri. L'accusa per loro è di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione aggravata e continuata.

Le indagini hanno preso il via dopo la denuncia a un'associazione antiviolenza di una delle giovani nigeriane costrette a prostituirsi. Alla ragazza poco più che ventenne era stato promesso, come da prassi, un lavoro nel mondo della moda, ma non appena giunta in Italia, la giovane si era trovata di fronte a una realtà assai diversa, complice un debito contratto di 35mila euro. La vittima infatti ha raccontato che, nel 2015, aveva deciso di lasciare la Nigeria grazie alla connazionale Joy che l’ha convinta a venire in Italia, facendole contrarre un elevato debito che sarebbe stato poi estinto prostituendosi. Il tutto sarebbe avvenuto a Osio Sotto insieme alla figlia della “Signora”. Per convincerla la donna le ha parlato di un rito voodoo, il “Juju”: un giuramento sciamanico effettuato per mantenere fede agli impegni presi. Il rituale si basa su un profondo legame fra i trafficanti che finanziano il viaggio e le donne che devono ripagarli con il loro "lavoro". La ragazza ha vissuto così due anni, costretta a prostituirsi, e a guadagnare quanto possibile per estinguere il debito e poter tornare in Nigeria: è riuscita a liberarsi solo nel febbraio 2017, quando dopo aver ripagato la "Signora", ha ottenuto il passaporto che le era stato sottratto.

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