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Bergamo, curva pericolosa sulla Provinciale: le auto finiscono in giardino (FOTO)

A Strozza, paese in provincia di Bergamo, da 30 anni i residenti di un gruppo di villette costruite vicino a una curva pericolosa sulla strada provinciale si trovano auto nel giardino di casa: una trentina finora gli incidenti, gli ultimi due lo scorso weekend. Le vetture escono di strada a causa dell’asfalto consumato ormai da tempo. Il sindaco del paese chiede l’intervento della Provincia.
A cura di Francesco Loiacono
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Immaginate di vivere in una casa con giardino, proprio accanto a una curva pericolosa su una strada provinciale. E immaginate di risvegliarvi con il rumore di auto che sfondano il muretto di recinzione, e di ritrovarvi le vetture e i loro conducenti, ammaccati, in mezzo alle piante. È quello che succede ormai da diversi anni ad alcuni abitanti di Strozza, un paesino di circa mille anime che si trova in provincia di Bergamo, nella valle Imagna.

Bergamo, curva pericolosa sulla Provinciale: le auto finiscono in giardino

I residenti di un gruppo di villette costruite vicino alla curva di Cabrozzo, dagli anni Ottanta fanno i conti con vetture che escono di strada e finiscono nei loro giardini. Gli ultimi due episodi sono avvenuti lo scorso weekend: si è trattato fortunatamente di incidenti non gravi, come altri, almeno una trentina i casi, succedutisi nel corso di altrettanti anni.

Sotto accusa da parte dei residenti e anche del sindaco del paese, Ruggero Persico, l'asfalto che ricopre quel tratto di strada: si tratta di un manto stradale speciale, che però è ormai consumato da tempo e, soprattutto con le prime piogge, non garantisce l'aderenza necessarie alle ruote dei veicoli che transitano sulla provinciale. Per cercare di risolvere il problema il sindaco si è rivolto agli uffici della Provincia, attraversati dal riordino previsto dalla legge Delrio, che avevano garantito un intervento in tempi rapidi. Ma il tempo è passato senza che nulla sia cambiato. E i residenti delle villette vicino alla curva maledetta vivono nella paura, sperando di non doversi mai trovare a raccogliere un morto.

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