Bambino disabile insultato dai compagni via Whatsapp

Un bambino di 11 anni, con qualche ritardo nell’apprendimento, fatto bersaglio di frasi denigratorie e sfottò da parte di alcuni ex compagni di scuola. Accade a Rho, periferia nord ovest di Milano. E il contesto in cui avvengono gli insulti non è un’aula o un parco, ma un’arena virtuale: un gruppo Whatsapp. La vicenda è venuta alla luce dopo che i genitori del ragazzo, che adesso frequenta la prima media, hanno presentato un esposto al locale commissariato di Polizia. Agli agenti la madre ha raccontato come per anni, dalla terza alla quinta elementare, suo figlio sia stato emarginato e preso in giro quotidianamente dai suoi ex compagni. La sua colpa: avere qualche problema di apprendimento e necessitare di supporti particolari per seguire le lezioni. Una diversità che, come spesso accade, diventa per qualcuno il pretesto per deridere ed emarginare chi non rientra in presunti canoni di normalità.
Ai “cattivi” di turno, tre ex compagni del ragazzino, in questo caso non è bastato averlo vessato negli anni scolastici passati assieme. Una volta approdati in prima media, in scuole diverse, hanno pensato bene di creare un gruppo su Whatsapp per continuare l’opera anche a distanza. Nella chat di gruppo, creata per riunire tutti gli ex compagni di classe, sono subito riprese le frasi denigratorie nei confronti della loro vittima. Non è bastata l’accortezza dei genitori del ragazzo, che per evitargli di subire lo stesso trattamento anche alle medie lo hanno iscritto in una scuola lontana dal quartiere in cui abitano. Una volta convintisi che la linea tra semplici sfottò tra adolescenti e vere e proprie molestie era stata superata, i genitori si sono presentati alla Polizia, che ha convocato i tre molestatori e le loro famiglie dopo aver preso visione di tutti i messaggi scritti nel gruppo Whatsapp. Per i tre ragazzini, per ora, non è scattata nessuna denuncia, ma solo un solenne rimprovero e il divieto di proseguire nella loro condotta. Spetterà alle loro famiglie vigilare affinché gli insulti non si ripetano.