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Arrestato a Milano il capo ultras della Juve: deve scontare 13 anni di carcere

Loris Giuliano Grancini, considerato il capo dei Vikings, gruppo di ultras della Juve, è stato arrestato dai carabinieri nella sua abitazione di Cernusco sul Naviglio, vicino Milano. Il 44enne, di professione operaio, deve scontare un cumulo pene di 13 anni e 11 mesi per diversi reati, tra cui un tentato omicidio.
A cura di Francesco Loiacono
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Loris Giuliano Grancini, considerato il capo dei Vikings, gruppo di ultras della Juve, è stato arrestato dai carabinieri nella sua abitazione di Cernusco sul Naviglio, vicino Milano. L'uomo, 44enne di professione operaio e campione di poker, deve scontare un cumulo pene di 13 anni e 11 mesi per diversi reati, tra cui anche il concorso in un tentato omicidio commesso il 5 ottobre del 2006 in piazza Morbegno, vicino alla stazione Centrale di Milano. Per quell'episodio era stato condannato in abbreviato a nove anni come esecutore materiale Pasquale Romeo, che sparò due colpi di pistola a un uomo, Massimo Merafino, davanti al bar "Los Hermanos", presumibilmente come ritorsione per una lite avvenuta in un altro locale.

Grancini, che si è sempre professato innocente, era ritenuto dagli inquirenti il mandante, presente sul posto al momento dei fatti. L'uomo è stato anche accusato di aver minacciato e ferito con una coltellata al polpaccio un amico di Merafino, Antonio Genova, affinché non testimoniasse contro di lui. L'aggressione era avvenuta davanti a un bar, punto di ritrovo dei tifosi juventini. Il 44enne era stato condannato in primo grado a 15 anni di carcere e in appello a 12 anni e 6 mesi. La Cassazione aveva prima annullato la sentenza d'appello con rinvio e poi ha confermato l’ultima sentenza a 11 anni. I carabinieri della compagnia di Cernusco sul Naviglio hanno quindi eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'uomo.

Lo scorso luglio l'inchiesta per tentata estorsione

Loris Grancini, già sottoposto a Daspo per otto anni per aver ripetutamente offeso le forze dell'ordine su Facebook, è stato al centro di diverse inchieste giudiziarie. Lo scorso luglio è stato indagato per tentata estorsione dalla procura di Milano. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pubblico ministero di Milano Enrico Pavone l'ultras, insieme ad altri due tifosi bianconeri, avrebbe minacciato un imprenditore per costringerlo a procurargli biglietti gratis per le partite della Juve. Tra i match finiti nel mirino degli inquirenti partite contro la Roma e il Crotone disputate nello scorso campionato e una di Champions League contro il Real Madrid, nel 2015.

Il nome di Grancini nelle indagini sui rapporti tra la Juve e la malavita organizzata

Ma il nome di Grancini è emerso anche nel corso delle indagini sui rapporti tra la Juve e capi ultrà legati alla malavita organizzata, nell'ambito dell'inchiesta aperta la scorsa estate dalla procura di Torino. In un'intercettazione telefonica il presidente della Juve, Andrea Agnelli, avrebbe parlato del capo ultras, su cui grava una richiesta di sorveglianza speciale del Tribunale di Torino, come di "quello uccide la gente". Il capo ultras, intervistato da Fanpage.it, aveva replicato: "Non mi risulta di avere avuto mai né un processo per omicidio, né di avere ammazzato qualcuno e né di aver fatto ammazzare qualcuno". In merito alla presunta  vicinanza a una cosca di ‘ndrangheta, Grancini aveva affermato: "E' vero, sono molto vicino alla cosca dei Rappocciolo, è la mamma di mia moglie".

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