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Arrestati rapinatori “trasfertisti”: da Palermo a Milano derubavano banche a suon di neomelodici

Una banda di rapinatori “trasfertisti” è stata sgominata e i suoi componenti arrestati dalla polizia per aver organizzato e messo in atto tre rapine più una fallita in filiali dell’Ubi Banca di Milano. I cinque facevano un viaggio di andata e ritorno da e per Palermo ogni volta per mettere a segno i colpi.
A cura di Filippo M. Capra
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Cinque uomini di Palermo sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile di Milano poiché presunti responsabili di almeno tre rapine riuscite più una quarta tentata nelle filiali milanesi dell'Ubi Banca. I cinque si spostavano sistematicamente dal capoluogo siciliano sino a quello lombardo per mettere a segno i colpi e fare rientro a casa. Per questo motivo sono tutti considerati "trasfertisti".

Le rapine messe a segno tra maggio e agosto del 2019

Secondo quanto risultato dalle indagini della polizia, le tre rapine risalgono ad un periodo compreso tra maggio e agosto dello scorso anno. In totale, i cinque hanno rubato contanti per circa 300.000 euro. Due rapine sarebbero state messe a segno tra il 9 luglio e il 7 agosto 2019 nella filiale dell'Ubi Banca di via Washington, a due passi da piazza Piemonte. In entrambe le rapine, avrebbero agito solo due persone prendendo in ostaggio i dipendenti della filiale e i clienti presenti in quel momento, legandoli e chiudendoli nel bagno. Dopodiché avrebbero atteso l'aperture delle casse temporizzate prima di svuotarle e fuggire. Gli altri due colpi, invece, sono collocabili in un arco temporale che va dal 3 maggio al 6 agosto dello stesso anno.

Il capo della banda pronto a investimenti immobiliari con i proventi delle rapine

Secondo quanto emerso dalle indagini a capo della banda vi era il 44enne G. Aruta con un'abitazione, una sorta di base logistica, nel comune di Rozzano. Era lui, il milanese, che contattava gli altri componenti a Palermo proponendo e organizzando di volta in volta i diversi colpi. Al nucleo palermitano apparterrebbero secondo gli inquirenti il 43enne G. Immesi, il 45enne M. Lopez e altri due complici, S. Montagna di 51 anni e V. La Corte, questi ultimi due hanno partecipato alla tentata rapina del 6 agosto e a quella riuscita del giorno successivo. Il modus operandi era il medesimo ad ogni colpo: la banda entrava in azione sempre a volto scoperto e armata di taglierino, si nascondevano solo attraverso alcune parrucche e abiti sgargianti.

La passione della banda per la musica neomelodica

Secondo quanto emerso dalle indagini durate più di un anno, Aruta era interessato a compiere alcuni investimenti immobiliari da intestare poi a figlia e altri parenti, che non faceva mistero erano legati proprio ai "frutti" delle rapine. La musica neomelodica, spiegano gli inquirenti, era un'altra costante delle rapine della banda: spesso prima di mettere a segno i colpi o anche quando questi venivano organizzati erano soliti ascoltare spesso delle canzoni neomelodiche, una delle quali si ritrova in più di un'occasione cantata dal gruppo. "Nessuno ci batte nessuno ci fotte, nessuno ci toglie la speranza", le parole pronunciare dai rapinatori prima di mettere piede in banca.

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