Allerta per il corteo degli anarchici contro l’Eni a Milano: “Attacchiamo i padroni”
Allerta a Milano per il corteo degli anarchici contro "l'Eni, le sue devastazioni e le sue guerre", in programma domani, sabato 5 maggio. Sul web, nei blog e sui siti degli ambienti anarchici, sono spiegate le ragioni della manifestazione contro il colosso energetico nazionale: "Il governo italiano finanzia i campi di concentramento in Libia e le milizie che li gestiscono, l'ENI e le altre imprese di bandiera cercano di preservare e allargare i loro affari, ricorrendo a qualunque signoria della guerra locale, jihadisti compresi". In un altro passaggio si legge: "Il razzismo di Stato afferma apertamente che per salvare la democrazia bisogna rinchiudere i migranti a casa loro (eccezion fatta per quelli da selezionare per il capitalismo nostrano). Mentre la politica internazionale di rapina sversa anche qui i suoi prodotti, dallo sfruttamento alle devastazioni ambientali (vedi TAP), in Niger si allarga il conflitto sociale contro le missioni occidentali".
La "chiamata" per tutti i manifestanti è alle 15 alla stazione Centrale. Da lì partirà poi il corteo che si concluderà in via Imbonati, angolo via Bovio. La manifestazione di domani è stata preceduta da numerose assemblee pubbliche che si sono tenute in diverse città italiane. Il risultato di questo lavoro preparatorio dovrebbe essere una nutrita partecipazione al corteo, anche di gruppi diversi dall'area anarchica (come i movimenti ambientalisti "no Tap") che però si ritrovano nella protesta contro l'Eni e di anarchici provenienti da altre nazioni europee. Da tempo le forze dell'ordine e le istituzioni sono al lavoro per monitorare le fasi organizzative della manifestazione, nel tentativo di prevenire possibili scontri e tensioni: del corteo di domani si è parlato anche durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuta in prefettura lo scorso 27 aprile. La speranza è che tutto si svolga senza incidenti e che lo slogan della manifestazione, "Attacchiamo i padroni (prima gli italiani)" rimanga appunto solo uno slogan.