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Aggressioni negli ospedali lombardi, oltre 700 casi nel 2019: “Problema che va monitorato”

Le aggressioni nei confronti del personale medico e paramedico negli ospedali lombardi sono un problema serio che non viene monitorato a sufficienza: al momento non esiste una legge che imponga alle strutture ospedaliere di raccogliere tutte le informazioni relative a questi episodi, ma nel primo semestre del 2019 sono state già oltre 700. Il Partito democratico ha presentato al Pirellone una proposta di legge che mira ad arginare i casi di violenza.
A cura di Luca Giovannoni
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"Il problema delle aggressioni al personale medico e paramedico che lavora all'interno degli ospedali non può essere visto come un banale incidente sul lavoro". Con queste parole il consigliere regionale del Partito democratico Carmela Rozza ha commentato la proposta di legge da lei presentata in Regione. Una proposta che, come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa di mercoledì 4 dicembre a Milano, mira ad arginare i casi di violenza che troppo spesso si verificano all'interno delle strutture sanitarie. Secondo i dati raccolti dalle Ats (Agenzie per la tutela della salute) dell'area della città metropolitana di Milano, sono 1704 le aggressioni avvenute nel periodo compreso tra il 2016 e il primo semestre del 2019. È giusto specificare tuttavia che il dato in questione, come anche gli altri dati raccolti nel report stilato dal Pd, sono parziali e disomogenei, poiché non vi è ancora un vincolo di legge che obbliga gli ospedali a monitorare seriamente questo tipo di fenomeni violenti. In molti casi le strutture hanno iniziato a raccogliere i dati sulle aggressioni a partire dal 2019.

Cosa prevede la proposta di legge?

Il mistero della Salute e delle politiche sociali ha emanato nel 2007 una raccomandazione nell'ambito dei programmi nazionali correlati alla gestione del rischio, per cercare di prevenire i comportamenti aggressivi nei confronti degli operatori sanitari. A questo, nel marzo del 2018 si è aggiunta la deliberazione della commissione nazionale per la Formazione presso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha ribadito la necessità di monitorare la gestione nelle situazioni che sfociano in episodi di violenza nei confronti di chi lavora negli ospedali. La legge proposta dal Partito democratico in Regione Lombardia ha proprio lo scopo di prevenire e contrastare tale fenomeno, con nuove disposizioni per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, che entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge dovranno individuare, e successivamente segnalare, le situazioni e i fattori di rischio relative alle aggressioni sui luoghi di lavoro. Al momento è stato aperto un tavolo a forza di legge per discutere la proposta avanzata dai dem, in contemporanea il dibattito è aperto anche su un'altra proposta di legge molto simile, presentata dal capogruppo di Fratelli d'Italia di Regione Lombardia Franco Lucente.

I numeri relativi alle aggressioni

Solo alcune strutture sanitarie hanno raccolto in modo dettagliato i dati relativi alle aggressioni al personale che lavora all'interno delle Ats. Il report presentato durante la conferenza si suddivide in due parti distinte: da un lato gli ospedali che sono già partiti con la raccolta dei dati, dall'altro chi invece non ha ancora iniziato. Nel primo semestre del 2019 sono stati segnalati 713 casi di aggressione ai danni del personale sanitario, di cui 180 avvenuti in pronto soccorso, 81 in psichiatria e 452 in altri reparti non meglio specificati. Alcuni presìdi hanno svolto un lavoro di monitoraggio dettagliato, mentre altri hanno fornito un dato parziale, proprio perché non c'è una disposizione che imponga a tutti lo stesso modus operandi. In merito a questo, Carmela Rozza ha commentato: "Le Asst Santi Paolo e Carlo e Nord Milano hanno iniziato da quest'anno a raccogliere tutti i numeri relativi agli episodi di violenza, mentre altre strutture come ad esempio il Niguarda, non hanno fatto altrettanto. Dalle eccellenze io mi aspetto eccellenza. Sinceramente non mi aspettavo la nullità dell'impegno da parte di alcune strutture. Una nota di merito va invece alla Ats Politecnico di Milano che dal 2016 raccoglie tutte le informazioni necessarie per rendere completo il focus sulle aggressioni". È stato fatto poi un riferimento a quanto accaduto nella provincia di Como, dove la Asst Lariana sta cercando di catalogare i numeri relativi alle violenza fin dal 2007, con ottimi risultati ottenuti nel corso degli anni.

La posizione del Partito democratico

Alla conferenza, oltre a Carmela Rozza, hanno partecipato anche Fabio Pizzul, capogruppo Pd in Regione, Silvia Roggiani, segretaria cittadina del Partito Democratico e Piera Landoni responsabile welfare e salute del Pd metropolitano. "In Regione si parla tanto di sicurezza, ma si concretizza poco – ha dichiarato Pizzul a inizio conferenza – Negli ospedali non si fa abbastanza, i cartelli ‘Stop Burqa' non bastano a garantire la sicurezza dei pazienti e di chi lavora all'interno delle Ats. La nostra idea è quella di dare stabilità. Nello specifico noi parliamo della sicurezza in Ats metropolitana, ma questo è un tema che riguarda tutta la regione". Secondo Piera Landoni invece: "Deve esserci un  sistema unico per monitorare il fenomeno delle aggressioni. Per questo motivo abbiamo deciso di avanzare la nostra proposta di legge".

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