Aggressioni con acido, in aula il sosia di Savi scampato a due agguati: “Miracolato”
Salvato da un ombrello e dalla sua somiglianza con Stefano Savi. Mercoledì 14 ottobre nell'aula del tribunale di Milano dove si celebra il processo a carico di Alexander Boettcher, accusato di una serie di aggressioni con acido insieme all'amante Martina Levato e al complice Andrea Magnani, è stata la volta di Giuliano Carparelli. Il ragazzo, assistente fotografo, era secondo l'accusa il vero obiettivo della coppia diabolica, già condannata a 14 anni per l'aggressione a Pietro Barbini del dicembre 2014.
Il fotografo Giuliano Carparelli salvato da un ombrello
Carparelli è riuscito a scampare alla serie di agguati pianificati dai due per alcune incredibili coincidenze. La notte del 2 novembre la coppia lo ha confuso con Stefano Savi, al quale è effettivamente molto simile, aggredendo con acido al suo posto lo studente 25enne. Il 15 novembre è invece riuscito a scampare a un agguato pianificato dai due sotto la sua abitazione, in via Nino Bixio, aprendo tempestivamente un ombrello. Una ragazza con cappuccio, poi riconosciuta da Carparelli come Martina, lo stava aspettando davanti al portone sotto la pioggia e non appena se l'è trovato davanti gli ha scagliato contro del liquido, che fortunatamente non lo ha raggiunto. Nei momenti immediatamente successivi Carparelli ha pedinato la ragazza riuscendo a raggiungerla prima che partisse su un'auto. Poi però Martina gli ha spruzzato dello spray al peperoncino. In quel momento Carparelli è stato raggiunto alle spalle da un ragazzo, riconosciuto in aula come l'imputato Boettcher. Alexander gli ha spruzzato contro della sostanza urticante, fino a quando Carparelli non ha perso il cellulare con il qule aveva scattato alcune foto alla sua assalitrice. Allora Boettcher lo ha recuperato ed è fuggito.
"Non dormivo più e uscivo sempre col casco"
Il secondo agguato pianificato ai danni di Carparelli risale, secondo quanto ha dichiarato il testimone in aula, al 26 novembre. Qualcuno lo ha chiamato dicendogli di dovergli consegnare un pacco in via Pacini. Una modalità simile alla trappola nella quale è caduto, il 28 dicembre 2014, Pietro Barbini. Carparelli era però ormai allarmato dagli episodi precedenti: si è presentato all'appuntamento con alcuni amici, muniti di caschi da motocicletta, e non ha trovato nessuno ad attenderlo. Il casco era diventata un'appendice per l'assistente fotografo: dal momento del primo agguato ha dichiarato di essere sempre uscito di casa con l'elmetto addosso, per paura di essere nuovamente aggredito. La sua ansia e il suo terrore sono scemati solo quando Boettcher e Levato sono stati arrestati per l'aggressione a Pietro Barbini: è stato allora che Carparelli li ha riconosciuti ed è tornato a dormire sereno. Lui, comunque, si considera "un miracolato" e si sente in colpa per il fatto che un'altra persona, Stefano Savi, sia stato sfigurato al suo posto: anche in aula ha voluto ribadire le sue scuse al papà di Stefano, con il quale è in contatto da tempo e con cui si è scambiato un lungo abbraccio.
In aula anche le amiche di Martina
In aula mercoledì erano presenti anche Stefania Malec ed Emanuela Manzo, ex amiche di Martina. Le ragazze hanno ribadito quanto già messo a verbale durante le indagini sulla coppia diabolica: dalle convinzioni di Boettcher, secondo cui solo gli uomini possono tradire, mentre le donne devono restare pure, alla punizione che il broker aveva inflitto alla Manzo: Alexander, dopo che Martina gli aveva confessato tutti i suoi tradimenti con l'intenzione di iniziare un rapporto serio con lui – prima i due si frequentavano, ma ognuno vedeva anche altre persone – aveva impedito a Martina di frequentare l'amica perché Emanuela gli aveva mentito dicendogli che la Levato non lo tradiva. La Manzo ha anche riferito che Martina Levato le parlò del suo rapporto con Antonio Margarito come "piacevole": tra le tante accuse nei confronti di Martina c'è anche la tentata evirazione dello studente della Cattolica.
Boettcher ricorre in appello
Sempre mercoledì, nel corso dell'udienza, la difesa di Alexander Boettcher ha depositato l’impugnazione della condanna a 14 anni di carcere per l’aggressione con l’acido a Pietro Barbini. Gli avvocati di Boettcher, Lamberto Rongo e Giovanni Maria Flora, sostengono che il loro assistito, arrestato in flagranza di reato in via Carcano mentre inseguiva Barbini con una mazzetta da muratore, sia innocente. Boettcher infatti sostiene di essere andato sul posto su invito di Martina, rea confessa, e di aver creduto che la ragazza fosse stata vittima di un'aggressione.