Accuse di violenza sessuale per l’ex direttore del carcere di Bergamo, ai domiciliari da luglio

Era già indagato per corruzione, peculato, falso e tentata truffa, e per questo si trovava da luglio agli arresti domiciliari a casa della sorella, a Reggio Calabria. Ora per Antonino Porcino, ex direttore del carcere di Bergamo, si apre un nuovo filone di inchiesta in cui a farla da padrone questa volta sono le accuse di violenza sessuale nei confronti del personale non appartenente alla polizia penitenziaria. Secondo quanto emerge dall'inchiesta sono sette gli episodi di violenza contestati, accomunati – come si legge nell’ordinanza – dagli abusi sessuali, a volte violenti. Le vittime sarebbero l'ex caposala dell’infermeria del carcere di via Gleno, il funzionario pedagogico dell’istituto di pena, la psicologa, una detenuta, un'operatrice amministrativa e, infine, anche la dottoressa che ha prestato servizio all’ufficio I Servizi per le Tossicodipendenze (Sert). Molti gli elementi che accomunano i racconti delle vittime: Porcino usava un linguaggio scurrile e allungava spesso le mani nelle parti intime: "In un episodio mi palpò il sedere mentre scendevamo le scale, di fronte agli agenti diceva che avevo un bel c. duro", ha riferito una delle donne molestate. Scenari raccapriccianti che hanno spinto il giudice per le indagini preliminari Lucia Graziosi ad accogliere, anche se in parte, la richiesta del pubblico ministero Emanuele Marchisio. Oltre all’ex direttore del carcere è finita nei guai anche A.C., responsabile dell’infermeria del carcere di via Gleno dal 2014 al 2017: dalle indagini è emerso che la donna, legata da amicizia a Porcino e indagata per peculato, per un periodo si appropriava mensilmente di confezioni di farmaci che poi venivano consegnati al direttore. All’indagata è stata applicata dal gip la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di tutte le funzioni, per otto mesi.