Accoltellamento in stazione a Milano: l’aggressore indagato per terrorismo internazionale
Svolta clamorosa nelle indagini sull'accoltellamento di ieri sera alla stazione Centrale di Milano. Il responsabile, il 20enne Ismail Tommaso Hosni, è indagato per terrorismo internazionale. Il ragazzo, nato in Italia da madre italiana e papà tunisino e con nazionalità italiana, fino ad ora era indagato per tentato omicidio dopo aver accoltellato due militari e un poliziotto con due coltelli da cucina. L'episodio nella serata di ieri, 18 maggio, nel mezzanino della stazione, nel corso di normale controllo da parte delle forze dell'ordine. Secondo quanto aveva finora riferito il questore di Milano, Hosni aveva precedenti per droga. Sembra però che il 20enne, che viveva in un furgone parcheggiato alla periferia di Milano ed era un frequentatore abituale della stazione, non fosse nelle liste dell'antiterrorismo.
Oscurato il profilo Facebook dove aveva postato un video pro Isis
Nel corso delle indagini sul 20enne, alle quali partecipa anche il pool dell'antiterrorismo, è poi emerso che il ragazzo lo scorso settembre aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook un video nel quale inneggiava all'Isis: "Il più bell’inno dell’Isis che abbia mai sentito in vita mia", aveva scritto il ragazzo a commento del video. Proprio i necessari accertamenti sul profilo Facebook del 20enne e su un eventuale rete di relazioni con gli ambienti dell'integralismo islamico sarebbero alla base del fascicolo per terrorismo internazionale aperto in procura a carico di Hosni. Si tratterebbe comunque di un atto dovuto. Adesso il suo profilo Facebook è stato oscurato: probabilmente l'episodio è dovuto proprio alle indagini della Digos coordinate dalla Procura milanese.
I residenti: "Avevamo chiamato la polizia"
Dopo la diffusione della foto segnaletica dell'arrestato, che si trova nel carcere di San Vittore in attesa dell'interrogatorio di garanzia, alcuni residenti della via dove Tommaso Ben Yousef Hosni Ismail (questo il suo nome per intero) ha vissuto nell'ultima settimana lo hanno riconosciuto: "Me lo ricordo, dormiva in un furgone parcheggiato davanti ai giardini. Era lì da un po', nei giorni scorsi avevamo chiamato la polizia perché stava facendo la pipì all'aperto e perché si masturbava nell'abitacolo", ha detto all'agenzia di stampa Ansa una residente: "La polizia è arrivata e lo ha identificato nei giorni scorsi ma ci hanno detto che non stava facendo niente di male e non potevano far nulla. Va detto che in quel momento non stava compiendo atti osceni". Un altro condomino della zona ha aggiunto: "Era sicuramente lui, l'ultima volta che l'ho visto era ieri all'ora di pranzo. Però aveva tutta la barba, anche i baffi che invece non ha nella foto segnaletica. Il furgone in cui dormiva è di proprietà di un cinese che abita nel mio palazzo, non ne sapeva nulla, qui ha la residenza ma l'ho visto poche volte. So che vive in zona Sarpi". È stata comunque la stessa polizia a confermare che il 20enne era già noto alla giustizia, specie nella zona della stazione che lui frequentava assiduamente.
Le prime parole dell'accoltellatore: "Mi spiace, ero arrabbiato"
Dal carcere di San Vittore trapelano le prime parole del giovane aggressore: "Mi dispiace per quello che è successo, ero arrabbiato", avrebbe detto il ragazzo all'avvocato d'ufficio che lo difende, Giuseppina Regina. Il legale ha poi riferito che il suo assistito, con lo sguardo basso, avrebbe continuato a ripetere: "Nessuno mi ha aiutato". L'avvocato ha preannunciato che chiederà al giudice per le indagini preliminari che venga disposta una perizia psichiatrica sul 20enne.