A Milano le “pietre d’inciampo” per i deportati nei campi di sterminio nazisti

Sarà posata in corso Magenta 55, davanti alla casa dove Liliana Segre abitò assieme al padre Alberto, la prima "pietra d'inciampo" di Milano. Si tratta di un sampietrino ricoperto d'ottone che riporta nome e cognome, data di nascita, giorno e luogo dell’arresto e luogo di prigionia e morte di chi fu deportato nei campi di sterminio nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Le pietre di inciampo sono state ideate dall'artista tedesco Gunter Demnig come reazione al negazionismo dell'orrore dell'Olocausto. Dopo la prima, posata a Colonia nel 1995, in tutta Europa adesso sono 60mila, divise in oltre 1.800 città. In Italia furono posate per la prima volta a Roma il 28 gennaio del 2010, mentre a Milano finora non ve n'erano. Dal prossimo 19 gennaio, poco prima della Giornata della memoria (che si celebra ogni anno il 27 gennaio), questa lacuna sarà colmata, come ha anticipato il "Corriere della sera".
Sei "pietre d'inciampo" saranno posate a Milano
Le pietre di inciampo saranno dedicate al papà di Liliana Segre, Alberto, deportato e ucciso ad Auschwitz; al partigiano "gappista" Melchiorre De Giulia, morto a Dachau, all'architetto Gianluigi Banfi, fondatore del famoso studio Bbpr, a Giuseppe Lenzi, Basevi Lombroso e Dante Coen: tutti deportati nei campi di concentramento nazisti, dai quali non fecero ritorno.
Corso Magenta, via Milazzo, via dei Chiostri, via Spontini, via Vespri Siciliani e via Plinio: queste le vie di Milano che ospiteranno le pietre d'inciampo, un inciampo "emotivo, mentale, non fisico", come ha suggerito il loro ideatore, che si è ispirato a un passo del Talmud: "Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome". I sampietrini ricoperti d'ottone costituiranno una sorta di memoria diffusa per non dimenticare una delle pagine più buie della storia dell'uomo. A Milano c'è un altro luogo tristemente evocativo delle atrocità dei regimi nazista e fascista: è il Binario 21 della stazione Centrale, da dove proprio Liliana Segre, con migliaia di altre persone, fu deportata verso i campi di concentramento tedeschi. Lei, a differenza di molti altri, riuscì a sopravvivere, ed è oggi una delle poche testimoni viventi in grado di raccontare e tramandare l'orrore vissuto.