A Milano il grattacielo più bello e innovativo del mondo: è il Bosco verticale
Il grattacielo più bello e innovativo del mondo è a Milano. Si tratta del Bosco verticale, progettato dall'archistar Stefano Boeri, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, e realizzato dalla Hines Italia di Manfredi Catella nella cornice di Porta Nuova, il quartiere avveniristico sorto dal nulla in pochi anni tra Garibaldi e Isola. La giuria internazionale del premio "International Highrise Award", promosso dal Museo di architettura di Francoforte (Dam), ha scelto l'edificio milanese tra oltre 800 grattacieli terminati negli ultimi due anni. Rigidi i criteri: palazzi di almeno 100 metri di altezza, che coniughino sostenibilità, design e qualità degli spazi interni, oltre all'integrazione nel contesto urbano di appartenenza.Il Bosco verticale è entrato nella shortlist dei 5 finalisti che si sono contesi l'edizione 2014 del premio: il De Rotterdam, nell'omonima città dei Paesi Bassi (151,3 metri); One Central Park a Sydney, Australia (64,5 metri e 116 metri), Renaissance Barcelona Fira Hotel a Barcellona, Spagna (105 metri) e Sliced Porosity Block a Chengdu, Cina (123 metri).
La giuria, presieduta dal vincitore dello scorso premio, Christoph Ingenhoven, non ha avuto dubbi: "Il Bosco Verticale è un progetto meraviglioso! Espressione del bisogno umano di contatto con la natura. I grattacieli boscosi sono un vivido esempio di simbiosi tra architettura e natura. Il progetto è un’idea radicale e coraggiosa per le città di domani, rappresenta sicuramente un modello per lo sviluppo di aree ad alta densità di popolazione in altri paesi europei", ha detto Ingenhoven. E Felix Semmelroth, capo del Dipartimento per la cultura e la scienza della città di Francoforte ha sottolineato: "Con l’impegno preso per il premio di quest'anno, la città di Francoforte ha voluto rimarcare che i criteri determinanti per la scelta non si basano tanto sull’altezza quanto piuttosto su concetti all’avanguardia relativi a sostenibilità e integrazione nel contesto urbano oltre a un forte senso di identità dell’opera stessa".
Il Bosco verticale
Determinanti ai fini della vittoria del Bosco verticale è stato quindi anche l'aiuto dei dottori agronomi-paesaggisti Laura Gatti ed Emanuela Borio, che ha consentito di ospitare 800 alberi tra i tre e i nove metri nelle due torri, di 80 e 112 metri di altezza. Sui balconi delle 113 residenze totali trovano spazio inoltre 11mila piante perenni e tappezzanti e 5mila arbusti, per un totale di oltre 100 specie diverse: come se, su Milano, si stendesse un bosco di 20mila metri quadrati. "Il Bosco Verticale è una nuova idea di grattacielo, in cui alberi e umani convivono. È il primo esempio al mondo di una torre che arricchisce di biodiversità vegetale e faunistica la città che lo accoglie", ha detto Stefano Boeri. Certo, qualche problema c'è anche in un edificio bellissimo. Non tutte le residenze sono state vendute, considerato il prezzo (circa 8mila euro a metro quadro) ma anche la presenza, accanto alle torri, di un enorme cubo di cemento incompiuto: il "Rasoio", edificato in parte dall'Imco di Ligresti e il cui destino è ancora incerto.
Dopo il riconoscimento, comunque, Boeri ha lasciato trasparire solo la sua soddisfazione: "Sono molto contento perché il premio che è stato assegnato al Bosco Verticale rappresenta un riconoscimento all’innovazione nell’ambito dell’architettura. È un invito a pensare all’architettura come un’anticipazione del futuro per ognuno di noi, non solo come l’affermazione di uno stile o di un linguaggio. Sono felice per Milano, per Expo, e ringrazio chi ha promosso e sostenuto il nostro progetto, a partire da Hines Italia e dalle associazioni del quartiere Isola". E proprio Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, ha commentato: "Questo importante riconoscimento a Porta Nuova ed al Bosco Verticale di Stefano Boeri contribuisce alla riaffermazione della reputazione del Paese con opere capaci di competere nel mondo rappresentando segni importanti di civiltà. L’auspicio è che le celebrazioni del fare bene non continuino ad arrivare solamente dall’estero ma che anche a casa nostra riacquistiamo un orgoglio ed impegno comune al posto di una dialettica di contrapposizione sterile".