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A Milano cresce la paura attentati: al setaccio metro, sedi giornalistiche e luoghi di culto

Nonostante l’ordinanza del ministro Alfano di intensificare la vigilanza sugli obiettivi sensibili, a Milano non si placa la paura e il rischio di un attacco terroristico. Per queste ragioni, proseguono senza sosta controlli su metropolitana, sedi giornalistiche e luoghi di culto islamici.
A cura di Federica Gullace
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A pochi giorni dall’attacco terroristico a Charlie Hebdo, a Milano, come in gran parte delle città europee, è scattato l’allarme attentati. Nel capoluogo lombardo, considerata dopo Roma la città delle grandi redazioni giornalistiche, a seguito delle polemiche sulla questione moschee, il prefetto Francesco Paolo Tronca, su indicazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, aveva già comunicato a carabinieri, polizia, vigili del fuoco e guardia forestale, di “intensificare la vigilanza su tutti gli obiettivi ritenuti sensibili”.

La paura di un attentato a Milano

Dopo quell’ordinanza, però, la paura e il pericolo non si sono placati e sembra che la sicurezza a Milano non possa essere garantita in toto: nonostante l’innalzamento dei controlli, la prevenzione di attentati è difatti un opera difficilissima, e per questo si è deciso di concentrare i controlli maggiormente nei luoghi di culto islamici, nelle sedi giornalistiche e nella metro. Considerando che la rete metropolitana milanese è la più estesa e affollata di tutta Italia, immediati sono stati i controlli in Duomo, Cordusio, Stazione Centrale, Garibaldi. Ma, come riportato dal Corriere, sarebbe erroneo pensare ad obiettivi scontati e che rientrano per logica fra le mire ideali di terroristi. Quindi, dopo la metro, si è passati alle sedi giornalistiche: tenendo conto che in Italia non esistono quotidiani come lo Charlie Hebdo, ciò non esclude che vi siano giornali più esposti di altri. Per questo, poliziotti e carabinieri, oltre a presiedere nelle redazioni, sostando dentro e fuori dalle sedi, effettueranno ulteriori analisi sui singoli giornali per stabilire se e come rafforzare eventuali difese passive. Il pericolo maggiore, però, rimane sempre ancorato ai luoghi di culto islamici: messi sotto sorveglianza uno ad uno, non cessa la paura di una vendetta o ribellione. Infine, proseguono incessanti i controlli e le verifiche di tutti gli uffici riconducibili ad Israele.

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