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A Cremona il primo selfie della storia: il brevetto risale al 1875

Il primo selfie della storia? Sarebbe stato brevettato nel 1875 a Cremona da Giovanni Gualazzi, il quale posizionò uno specchio in prossimità della macchina fotografica per potersi ammirare prima di azionare lo scatto. La curiosa storia di quello che potrebbe essere considerato il progenitore del selfie è contenuta in un volume che sarà presentato in Comune a Cremona il 7 dicembre.
A cura di Filippo M. Capra
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Altro che smartphone e telecamere interne, il primo selfie della storia sarebbe stato scattato a Cremona oltre un secolo fa. Il padre dell'allora insolito modo di ritrarsi è Giovanni Gualazzi, che nel 1875 brevettò un nuovo sistema per essere immortalati dalla fotocamera solo dopo essersi potuti apprezzare. A scoprire l'invenzione fu poi un secondo cremonese, tale Roberto Caccialanza di professione fotografo ed esperto di storia locale, che ne descrisse le caratteristiche nella privativa industriale del tempo: "Un'applicazione dello specchio nella camera ove havvi la macchina fotografica per la produzione dei ritratti secondo l'espressione desiderata del ritrattato". Che, in soldoni, significa: porre uno specchio di fianco alla macchina fotografica e mirarsi per scegliere "sia la posa, sia la messa dell’abito, sia l’espressione della fisionomia", prima di azionare lo scatto.

La curiosa storia di quello che può essere considerato il progenitore del moderno selfie – allora forse più un semplice autoscatto – è contenuta nel volume "Inventori e invenzioni a Cremona e Provincia 1859-1896", realizzato dallo stesso Caccialanza e pubblicato dallo Studio Mari. Il libro, come riporta "La Provincia di Cremona", sarà presentato ufficialmente il 7 dicembre nel salone dei Quadri del Comune.

Quando l'uso diventa abuso

L'avvento dei selfie per come li conosciamo, e soprattutto delle piattaforme digitali su cui postarli per avere un po' di credito virtuale in più da chi ti segue, ha rivoluzionato il mondo della comunicazione personale di sé e del mondo che ci circonda. Come ogni cosa però, il normale uso di una tecnica fotografica per potersi ritrarre vedendo in diretta il risultato dello scatto, non deve confondersi (e non dovrebbe sfociare mai) nell'abuso. Oltre ai danni sociali comportati dai social e al progressivo isolamento delle persone in un mondo che non coincide con la realtà, sono ormai tristemente noti alle cronache i decessi di persone che, distratti dall'immagine di sé nello schermo, non si sono accorti dei pericoli circostanti. O, diversamente, delle difficoltà riscontrate, poi rivelatesi fatali, nel raggiungere posti il cui accesso è negato ai più, per mostrare in un'istantanea il coraggio e l'impresa appena compiuta.

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