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25 aprile, Sala: “Una nuova Resistenza da Milano”. A Varese e nel Pavese saluti romani e svastiche

“Da Milano facciamo partire un messaggio chiaro: stop ai nuovi fascisti, stop ai nuovi razzismi striscianti, che speculano sulle paure”. Lo ha detto il sindaco Beppe Sala dal palco di piazza Duomo, parlando al termine del corteo per il 73esimo anniversario della Liberazione: “Occorre una nuova Resistenza”. Non sono mancati episodi da condannare: A Varese militanti della comunità neofascista dei Do.Ra hanno commemorato i caduti della Repubblica di Salò con saluti romani. A Broni, invece, i carabinieri hanno sequestrato una svastica in legno abbandonata in paese.
A cura di Francesco Loiacono
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Erano iniziati già il 24 aprile a Niguarda (primo quartiere milanese a sollevarsi dagli occupanti nazisti) i festeggiamenti per il 73esimo anniversario della Liberazione. Ieri, a Milano, si è svolto il tradizionale corteo alla presenza di partigiani, politici e sindacalisti. Non sono mancati gli insulti (ormai una triste consuetudine) alla Brigata ebraica, che ha sfilato con le bandiere con la stella di David. Così come purtroppo, non a Milano ma in altre città lombarde, non sono mancati gli episodi che dimostrano come vi sia ancora chi non riconosce il 25 aprile come festa nazionale. Due, in particolare, gli episodi da stigmatizzare: il primo è avvenuto al cimitero Belforte di Varese, dove una sessantina di militanti di Do.Ra. – la comunità neofascista dei Dodici Raggi, già al centro di numerose inchieste giudiziarie, hanno dato vita a una manifestazione con tanto di saluto romano per commemorare i morti della Repubblica sociale italiana. Il tutto mentre, in un'altra parte della città, il sindaco Davide Galimberti e il presidente della Regione Attilio Fontana presiedevano invece la manifestazione ufficiale, organizzata dall'Anpi e dal Comune di Varese. Il secondo episodio è invece avvenuto a Broni, cittadina del Pavese: i carabinieri sono intervenuti per rimuovere una svastica nazista in legno alta 80 centimetri e posta su un piedistallo vicino a una rotonda, di fronte a una scuola elementare. Non si sa chi sia stato l'autore di un gesto dal chiaro significato politico: i militari dell'Arma stanno però analizzando le telecamere della zona per risalire ai responsabili, che rischiano una denuncia per apologia del nazismo.

Gli aspetti critici della giornata di ieri non devono però oscurare l'importanza di una giornata dedicata al ricordo del sacrificio dei partigiani per restituire la libertà al nostro Paese. Una libertà che, come emerso in molti dei discorsi di coloro che si sono alternati dal palco di piazza Duomo, dove è terminato il corteo partito da corso Venezia, è oggi messa in pericolo: dai rigurgiti di neofascismo e neonazismo (che non vanno minimizzati dopo gli scarsi risultati dei rispettivi partiti alle ultime Politiche), dal razzismo, dalla violenza. E sono questi i punti affrontati sul palco. La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso ha detto che si impegnerà col nuovo governo affinché "si proceda allo scioglimento di tutte le organizzazioni che violano la 12esima disposizione transitoria della Costituzione", oltre a favorire "l'applicazione della Costituzione del divieto di ricostituzione di partiti che si ispirano al fascismo". Il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, ha invece sottolineato: "Se la nostra democrazia è un po' pallida è perché abbiamo tradito la nostra Costituzione".

Sala: Oggi occorre una nuova Resistenza

Più strutturato l'intervento del sindaco di Milano, Beppe Sala: "Oggi occorre una nuova Resistenza, che deve trarre dalle radici di sempre la linfa per diffondere condivisione sui nostri valori e, in definitiva, di una nuova stagione democratica. Una democrazia che non sia il retaggio del passato, ma che sia vissuta come una vera e nuova scelta da parte di tutti gli Italiani. La democrazia non è un lusso o, peggio, un’abitudine. La democrazia è una scelta che deve essere confermata, giorno per giorno, ora per ora, da tutti noi. È una forma di lotta pacifica e concreta, da combattere in ogni momento della nostra vita, con chiunque, senza rinunciare a ogni opportunità". Sala ha indicato Milano come luogo da cui far partire questa nuova Resistenza: "Milano è la concreta dimostrazione di quanto apertura, accoglienza e democrazia siano gli elementi fondamentali per generare una società buona e fiorente che superi l’angustia di una chiusura che sarebbe una sconfitta per tutti. E il Comune di Milano farà la sua parte, al limite delle sue possibilità. Quest'anno, tra l’altro, dopo la grande manifestazione dello scorso anno daremo vita dal 20 maggio al 23 giugno ad una fitta serie di iniziative nei quartieri milanesi a difesa dei valori dell'incontro tra le diverse culture e storie e contro ogni razzismo. Da Milano, quindi, facciamo partire un messaggio chiaro: stop ai nuovi fascisti, stop ai nuovi razzismi striscianti, che speculano sulle paure. Il razzismo e il fascismo non sono opinioni: sono crimini contro l’Umanità. Lo dice Milano che ha pagato la Liberazione da quei crimini con il sangue dei partigiani. Lo afferma solennemente la nostra Costituzione. Ma lo dice soprattutto la nostra coscienza di donne e uomini di questa città, di questo Paese e di questa Europa". Ed è "nel nome dei nostri padri, nel nome di Gaetano Pesce, di Liliana Segre, di Giulia Lombardi, di Sandro Pertini, di Roberto Lepetit, delle vittime milanesi e lombarde della Shoah deportate dal binario 21 – ha poi concluso il sindaco Sala, che – noi ci impegniamo in una nuova Resistenza offrendo risposte, includendo chi non ce la fa, dando una prospettiva ai giovani, mostrando al Paese una politica diversa. Una politica che non si stanca mai di ascoltare la gente e di affrontare i problemi della gente, senza rischiare di essere compiacente ma sforzandosi, invece, di essere giusta. Di qui, e particolarmente da qui, l’Italia può ritrovare il cammino della sua democrazia".

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