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Uccise albanese che voleva rubargli in casa, processo archiviato: “Fu legittima difesa”

Rodano (Milano): si chiude la vicenda giudiziaria di Rodolfo Corazzo, l’orefice che ammazzò un rapinatore dopo due ore di terrore e minacce alla moglie e alla figlia di 10 anni. Per la procura fu legittima difesa.
A cura di Redazione Milano
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Fu legittima difesa, quella di Rodolfo Corazzo, il gioielliere che la sera del 24 novembre 2015 a Rodano nel Milanese, sparò, uccidendo un rapinatore albanese entrato nella sua casa insieme a due complici, ancora latitanti, i quali avevano anche minacciato la figlia di 10 anni. L'uomo, con un regolare porto d'armi, era stato indagato come atto dovuto per eccesso colposo in legittima difesa. A sentenziarlo, la procura di Milano: il pm Grazia Colacicco ha chiesto l'archiviazione. Le indagini condotte dai carabinieri, sono state coordinate dai pm Alberto Nobili e Colacicco, che hanno ritenuto "compatibile" le versione resa dall'uomo con i fatti accertati e hanno dunque ravvisato che sia stata "legittima difesa". "Finalmente – ha commentato Piero Prociani, legale dell'orefice – si restituisce dignità a una persona che ha tentato di difendere la propria famiglia". Prociani ha ricordato che gli altri due rapinatori sono ancora ricercati.

Rodano, la rapina finita nel sangue

"Non volevo assolutamente uccidere, volevo solo proteggere la mia famiglia. Eravamo gravemente in pericolo e grazie a Dio avevo un'arma addosso. Se non ero armato ci avrebbero uccisi, ne sono certo": queste furono le parole di Corazzo subito dopo il fatto. L'uomo raccontò di essere stato accerchiato, picchiato e trascinato in casa dove c'erano moglie e figlia, da 3 rapinatori col volto coperto da passamontagna. I banditi, dopo essere saliti nelle camere da letto e aver preso dei soldi, trovarono in un'altra stanza dei gioielli che il commerciante aveva negato di possedere. A quel punto si accanirono, minacciando di uccidere tutta la famiglia. Inoltre durante la rapina la figlioletta di 10 anni venne minacciata e portata all'ultimo piano da uno dei malviventi per cercare i gioielli. Alla fine di 2 ore di terrore l'orefice reagì sparando un colpo in aria con la sua Glock legalmente detenuta per intimidire i malviventi. I tre scapparono ma risposero subito al fuoco con due pistole appena rubate. In tutto vennero esplosi 10 colpi, tre sparati dal gioielliere e sette dai banditi. Valentin Frrokaj, albanese ergastolano e latitante, rimase ucciso.

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