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Terrorismo, condannati a 6 anni due aspiranti jihadisti: parlavano di attentato a base Nato

Il tunisino Lassaad Briki, 36 anni, e il pakistano Muhammad Waqas, di 28, sono stati condannati a 6 anni per terrorismo internazionale dalla corte d’assise di Milano. I due erano stati arrestati nel luglio scorso a Brescia. Intercettati, avevano minacciato di colpire la base Nato di Ghedi, nel bresciano, che custodisce armi nucleari.
A cura di Francesco Loiacono
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Il tunisino Lassaad Briki, 36 anni, e il pakistano Muhammad Waqas, di 28, sono stati condannati a sei anni di carcere per terrorismo internazionale. Erano stati arrestati lo scorso luglio a Brescia dopo essere stati intercettati: nelle loro conversazioni paventavano attentati in Italia, rivolti in particolare alla base Nato di Ghedi, in provincia di Brescia, unica a custodire armi nucleari sul suolo italiano.

Volevano colpire la base Nato di Ghedi, nel Bresciano

La Corte d'Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci, ha così accolto le richieste del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli (a capo del pool antiterrorismo della procura) e del pubblico ministero Enrico Pavone. Ai due imputati sono state concesse le attenuanti generiche perché, avendo rinunciato ai testimoni, hanno consentito di saltare la fase del dibattimento snellendo il processo. All fine della loro pena i due condannati (detenuti nel carcere di Nuoro ma presenti oggi in aula) saranno espulsi dall'Italia. La sorella di Briki ha commentato così la sentenza: "È innocente, non ha fatto niente".

I due avevano aperto un account Twitter da cui minacciavano l'Italia

Briki e Waqas erano accusati, tra le altre cose, di aver aperto un account Twitter filo Isis, "Islamic State in Rome", sul quale avevano postato messaggi con scritte in arabo fatte a penna, a mano, davanti ad alcuni simboli e monumenti italiani quali il Duomo e la stazione Centrale di Milano o il Colosseo a Roma. Le scritte minacciose recitavano: "Siamo nelle vostre strade". Ed evidentemente i giudici hanno ritenuto che le intenzioni dei due imputati fossero realmente pericolose per la sicurezza del Paese. Secondo il procuratore aggiunto Romanelli, l'arresto dei due era stato provvidenziale: Briki aveva infatti intenzione di recarsi in Siria, mentre entrambi stavano cercando di condurre una vita quanto più possibile "occidentale" e anonima (erano entrambi impiegati in due ditte e residenti a Manerbio da anni, con i documenti in regola e nel tablet di Waqas era stato trovato un vademecum su "come sopravvivere in occidente") per poi però fare il "salto di qualità" e passare all'azione con attentati anche rudimentali. Per Romanelli i due condannati erano "persone inserite, con i documenti in regola, che vivono e lavorano accanto a noi".

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