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‘Ndrangheta in Lombardia: 10 condanne a Brescia per 120 anni complessivi di carcere

Il tribunale di Brescia ha condannato a complessivi 120 anni di carcere dieci imputati al processo Pesci, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Mantova. La pena più alta a Nicolino Grande Aracri, capo dell’omonima cosca di Cutro (Crotone) e già in carcere a Opera.
A cura di Francesco Loiacono
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Il tribunale di Brescia
Il tribunale di Brescia

Una pena complessiva di quasi 120 anni di carcere è stata inflitta agli imputati nel cosiddetto processo Pesci, scaturito dal blitz del 2015 che aveva portato a 117 arresti in tutta Italia per le infiltrazioni della ‘ndrangheta al nord, in particolare in Emilia Romagna. Questa mattina dieci degli imputati sono stati condannati dal tribunale di Brescia: tra loro anche Nicolino Grande Aracri, il capo dell'omonima cosca della ‘ndrangheta di Cutro (Crotone) condannato alla pena più alta (28 anni) e il suo braccio destro e luogotenente al Nord, Antonio Rocca, ai quali i giudici hanno inflitto 26 anni di carcere.

I pm: A Mantova è tornato il tempo della speranza

"Finalmente a Mantova è tornato il tempo della speranza", hanno commentato i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia bresciana, Claudia Moregola e Paolo Savio. Sono loro ad aver portato avanti l'inchiesta, una costola del processo "Aemilia" sfociata nelle prima condanna per associazione mafiosa a Brescia. I reati contestati a vario titolo agli imputati sono estorsione, minacce e detenzione abusiva di armi, tutti aggravati dall'associazione a delinquere di stampo mafioso. Riguardano fatti avvenuti a Mantova nel 2015. Gli imputati erano accusati in sostanza di aver cercato di "impiantare" la cosca del boss Grande Aracri nel Mantovano e nel Cremonese, ottenendo appalti e lavori attraverso minacce ed estorsioni agli imprenditori.

Sei degli imputati sono stati assolti dall'accusa: si tratta di Gaetano Belfiore, Antonio Floro Vito, Moreno Nicolis, Antonio Gualtieri e Salvatore e Rosario Grande Aracri, questi ultimi fratello e nipote del boss cutrese Nicolino. Dieci invece le condanne: oltre a quella al boss (già in carcere a Opera) e al suo luogotenente, sono stati condannati la moglie e il figlio di Antonio Rocca e poi Alfonso Bonaccio (10 anni), Giuseppe Loprete (19 anni), Giacomo Marchio (4 anni e 6 mesi), Salvatore Muto (18 anni) e i fratelli Ennio e Danilo Silipo (4 anni ciascuno).

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