Milano, legami tra ‘ndrangheta e security delle discoteche: 11 condanne
Offrivano una "protezione a tutto campo" ad alcuni noti locali milanesi, sfruttando la loro presunta affiliazione alla cosca di ‘ndrangheta Barbaro-Papalia. Per questo il giudice per le udienze preliminari di Milano Andrea Ghinetti ha condannato mercoledì tre persone con pene dai sette ai 14 anni di reclusione. Oltre a loro, unici ad essere accusati di associazione mafiosa, il gup ha condannato – a pene più lievi – altre 8 persone, tutte arrestate lo scorso gennaio nell'ambito di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sui legami tra le cosche mafiose e la security dei locali. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Paolo Storari, avevano fatto emergere il tentativo, da parte di un'organizzazione legata al clan della ‘ndrangheta Barbaro-Papalia, di "differenziare" le proprie attività cercando di estendersi, oltre a traffici di droga, estorsioni e altri affari illeciti, nei servizi di security e bodyguard di alcune tra le più note discoteche della movida milanese, con gli imprenditori del settore disposti a chiedere la ‘protezione' dei presunti boss per trarre ‘vantaggi'.
Le discoteche "protette"
Ad essere "protette", come scrive Repubblica, erano quattro discoteche cittadine: i Magazzini Generali, il Codice a barre, il De Sade e il Borgo dei Sensi (ex Parco delle rose). La protezione avveniva mediante una "sorta di estorsione-tangente" dal cui pagamento gli imprenditori avrebbero tratto anche "un cospicuo vantaggio". In aggiunta alla protezione, la cosca forniva anche un servizio di recupero dei "crediti derivanti da attività lecite e illecite". Nell'ambito della stessa inchiesta era stato arrestato anche l'ex re delle discoteche milanesi Silvano Scalmana, fondatore della società Acquario Srl e allora titolare di locali della movida come le discoteche Karma e Parco delle rose. Per lui è arrivato il patteggiamento a due anni per falsa testimonianza e intralcio alla giustizia.