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La piccola “guerriera” Maria, a 7 anni si sveglia dal coma e scrive: “Siate dei guerrieri”

Maria è una bambina di 7 anni che l’anno scorso, dopo un grave incidente stradale, è finita in coma subendo diverse operazioni. La bimba, curata al Trauma center dell’ospedale San Gerardo di Monza, si è ripresa e ha voluto scrivere un biglietto a pazienti e medici dell’ospedale: “Dovete essere dei guerrieri. Spero che stiate meglio e che torniate a stare con i vostri amici. Un grande bacio a tutti gli angeli che lavorano lì”.
A cura di Francesco Loiacono
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Ha superato un grave incidente stradale, il coma e diverse operazioni. Tutto a soli 7 anni. E adesso Maria, una bambina residente in un comune della Brianza, è tornata a vivere, ad andare a scuola e al corso di zumba. Dimostrando di aver capito subito un importante insegnamento: che nella vita bisogna essere dei guerrieri.

La storia di questa paziente tanto piccola quanto determinata è stata raccontata dall'ospedale San Gerardo di Monza, struttura dove Maria è stata curata, in un comunicato apparso sul sito. Lo scorso Natale la bambina ha voluto scrivere un biglietto di auguri: "Ciao, io mi chiamo Maria e vi voglio dire una cosa, dovete essere dei guerrieri. Spero che stiate meglio e che torniate a stare con i vostri amici. Vi saluto sia grandi e piccoli. Siete dei guerrieri. E un grande bacio a tutti gli angeli che lavorano lì".

L'incidente a gennaio dell'anno scorso

Parole semplici, che hanno commosso i medici e gli infermieri che si sono occupati di Maria. Il suo dramma inizia una sera di gennaio dell'anno scorso, quando la bambina viene investita da un'auto proprio sotto casa, assieme alla mamma. In casa c'è la sorella maggiore: qualcuno le citofona, spiegandole quanto accaduto e facendo precipitare la famiglia della bambina nel baratro: "Impossibile capire cosa succede in quel momento: è un black out totale, ci sono solo i lampi dei mezzi di soccorso a fare luce".

Maria viene portata al San Gerardo e ricoverata in gravi condizioni: un grave trauma cranico, contusioni polmonari, fratture e una emorragia interna mettono a dura prova il suo corpo. Ad assisterla l’équipe medico-infermieristica del Trauma Center del San Gerardo, uno delle sei strutture d'eccellenza istituite dalla Regione Lombardia nel 2012 per i pazienti politraumatizzati gravi. Le condizioni sono critiche, Maria viene sottoposta a una terapia medica e neurochirurgica estrema: "Il papà con il fiato sospeso insegue giorno dopo giorno la speranza di poter vedere sorridere di nuovo la sua bambina. Le parole dei medici spesso sono difficili da accettare, dicono cose che si non vorrebbero mai sentire. Ma le parole dure sono sempre seguite da parole di conforto, sostegno. Perché anche i dottori e gli infermieri di un reparto di Terapia Intensiva sotto la corazza che indossano insieme alla divisa sono padri e madri, figli, fratelli e sorelle – scrivono i medici nel comunicato -. È difficile non immedesimarsi nell’incubo delle famiglie degli assistiti. È difficile attendere pazientemente, con razionalità clinica, un miglioramento che tarda a manifestarsi. È sempre più difficile combattere la lotta quotidiana quando nel letto c’è un bambino".

Maria ha riaperto gli occhi

Dopo giorni passati a lottare tra la vita e la morte Maria però ha riaperto gli occhi. Dopo diciassette lunghi giorni la "guerriera" di sette anni viene trasferita in una struttura riabilitativa per proseguire nel suo percorso di guarigione. Prima di andare via saluta tutti e tutti la salutano. Il fratello scrive ai medici un primo biglietto carico di riconoscenza: "Avete contribuito a ricostruire una famiglia. Grazie".

Dopo 15 giorni Maria è tornata al San Gerardo per un nuovo intervento neurochirurgico, sempre nello stesso reparto, ma questa volta da sveglia e con tanta voglia di parlare. Con medici, infermieri e pazienti del reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgica ha sviluppato un legame intenso. Tanto da tornare per un saluto anche lo scorso ottobre. Con lei i genitori: l’onnipresente papà, che si commuove e non la smette di ringraziare. La mamma che piange quando vede l’affetto del personale nei confronti della figlia e del marito.

La soddisfazione di chi lavora in reparto per quel gesto così semplice, una visita, è enorme. Il perché lo spiega Giuseppe Foti, direttore dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione: "Spesso chi lavora in Terapia Intensiva non conosce il finale della storia dei propri pazienti. Si lavora alacremente, si affronta la parte peggiore della malattia, ma una volta che la condizione clinica è stabilizzata, i pazienti vengono trasferiti nei reparti di degenza ordinaria e quindi alle riabilitazioni dove viene svolta una parte altrettanto rilevante del processo terapeutico: riportare alla normalità chi ha lottato fra la vita e la morte per settimane in un letto di Terapia Intensiva". Anche per questo, la lettera inviata da Maria lo scorso Natale, assieme alla sua visita, li ripaga per tutti gli sforzi fatti.

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