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Il Piccolo teatro batte Inter e Milan: boom di abbonamenti tra i giovani

Il Piccolo teatro di Milano per la prima volta nella sua storia ha superato i 25mila abbonamenti venduti: un record. Come numero di tagliandi staccati batte anche le due squadre di calcio cittadine, Milan e Inter. E il 35 per cento degli abbonati è under 26. La rivincita della cultura sul calcio?
A cura di Francesco Loiacono
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Una piccola rivincita della cultura o il segno che ormai il calcio si segue solo in tv? Qualsiasi sia la chiave di lettura scelta, desta comunque molto scalpore la notizia comunicata dal Piccolo teatro di Milano: da settembre 2015 a gennaio 2016 sono stati venduti oltre 25 mila abbonamenti. Più di quelli staccati dalle due squadre calcistiche della città, Milan e Inter, che si fermano rispettivamente a meno di 20mila e a 23mila.

Per il teatro è un record

Che si tratti di un record da festeggiare è indubbio: per il teatro diretto da Sergio Escobar è la cifra più alta mai raggiunta. Ma si tratta di un traguardo costruito nel tempo e corroborato da una tendenza in corso ormai da anni: si parla di un aumento di abbonati del 10 per cento annuo nelle ultime stagioni, mentre solo rispetto all'ultimo anno – quello di Expo e di un cartellone allungato per l'occasione – la crescita degli abbonamenti è stata del 4,8 per cento. Tendenza inversa, invece, per il calcio, che dall'avvento della pay-tv accusa un'emorragia di pubblico. Certo, forse le ultime stagioni non esaltanti delle due squadre cittadine non avranno aiutato, ma si parla pur sempre di uno stadio, il Meazza di San Siro, considerato da sempre "la Scala del calcio".

Il 35 per cento degli abbonati ha meno di 26 anni

Eppure, i dati certificano un sorpasso che a molti intellettuali farà brillare gli occhi. Soprattutto perché, tra gli abbonati del Piccolo, ben il 35 per cento ha meno di 26 anni. I giovani, tanto bistrattati dalle generazioni che governano il Paese (bamboccioni e choosy, per ricordare due recenti definizioni poco lusinghiere per chi ha un futuro "a progetto" o a tutele crescenti, qualsiasi cosa voglia dire, ndr), sembrano cercare delle risposte alla loro condizione (anche) nel teatro. E allo stadio finiscono con l'andarci meno, o chissà, magari in altri momenti. Perché, in ogni caso, contrapporre teatro e stadio è un'operazione alla fine poco utile, e anche poco logica. Rispondono a due esigenze differenti. Il punto è semplicemente che oggi forse, a Milano, i giovani hanno più bisogno del teatro che delle partite di calcio.

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