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Da oggi Milano ha le sue “pietre d’inciampo”: per non dimenticare gli orrori dei lager nazisti

Anche Milano da oggi ha le sue “pietre d’inciampo”, piccoli sampietrini con una targa d’ottone che riportano il nome dei deportati nei lager nazisti e la data della loro morte. La prima pietra è stata posata in corso Magenta, davanti all’abitazione di Alberto Segre, papà di Liliana, una delle sopravvissute agli orrori della Shoah.
A cura di Francesco Loiacono
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Anche Milano da oggi ha le sue "pietre d'inciampo", piccoli sampietrini con una targa d'ottone che riportano un nome e una data. Un museo diffuso degli orrori della Shoah, della deportazione e dell'uccisione di milioni di persone da parte del regime nazi-fascista che incredibilmente, oggi più che mai proprio a Milano e in Lombardia, vive pericolosi rigurgiti alimentati da parte di chi sembra averne rimosso (o forse non ne ha mai conosciuto veramente) la storia.

Le prime sei pietre posate oggi

L'inciampo che vogliono provocare queste pietre, ideate nel 1995 dall'artista tedesco Gunter Demnig è naturalmente non di tipo fisico, ma emotivo: chi si imbatterà nelle prime sei pietre posate a Milano (in Italia e in tutta Europa ce ne sono oltre 56mila) si interrogherà – questa è la speranza – sulla storia di chi si cela dietro quei nomi e quelle date. Alberto Segre, Gianluigi Banfi, Adele Basevi Lombroso, Dante Coen, Melchiorre De Giuli e Giuseppe Lenzi, sono i primi sei nomi. Persone "colpevoli" di essere nate ebree, o di aver seguito e servito un ideale politico diverso dal nazifascismo.

Liliana Segre: "Mio padre assassinato per la colpa di essere nato"

La prima pietra si trova, da questa mattina, al civico 55 di corso Magenta, dove abitava Alberto Segre, papà di Liliana: entrambi furono deportati ad Auschwitz, ma solo Liliana vi fece ritorno. Adesso lei ha un punto sul quale fermarsi a ricordare il genitore "visto che non ho una tomba per mio padre, che è stato assassinato per la colpa di essere nato".

"È una cosa che Milano avrebbe dovuto fare prima, ma abbiamo iniziato a rimediare", ha commentato il sindaco Giuseppe Sala, che ha poi detto: "Credo nella memoria. Per questo sono felice che a Milano sia stata posata la prima pietra d'inciampo".

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