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Brexit, una ricercatrice milanese a Londra: “I colleghi inglesi ci hanno inviato una mail di scuse”

Giulia è una ricercatrice milanese di 30 anni che da ottobre 2010 vive nel Regno Unito, prima a Cambridge e poi a Londra: “I colleghi inglesi hanno scritto messaggi molto belli sulle mailing list e gruppi d’istituto, scusandosi per la miopia dei propri connazionali, e dicendosi imbarazzati di essere inglesi”, dice all’indomani della “Brexit”. Non mancano però i timori sulla decisione presa dal Regno Unito: “Sono terrorizzata dall’impatto della Brexit sulla ricerca”.
A cura di Francesco Loiacono
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Facce più tetre del solito in metropolitana e un'atmosfera davvero pesante. Questo è il clima che si respira a Londra all'indomani del referendum che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, la cosiddetta Brexit. L'analisi dei numeri, di chi ha votato per il "Leave" e chi per il "Remain" qui non c'entra. Quello che conta è lo stato d'animo di Giulia, ricercatrice milanese nel campo delle neuroscienze che dall'ottobre 2010 vive in Gran Bretagna. Prima Cambridge, poi un laboratorio di ricerca a Londra. Dove Giulia passa le sue giornate a studiare la Sla cercando di scoprire come combatterla.

Nigel Farage esulta per l'esito del referendum sulla Brexit (LaPresse)
Nigel Farage esulta per l'esito del referendum sulla Brexit (LaPresse)

"Sono terrorizzata dall'impatto della Brexit sulla ricerca"

Adesso, però, sul suo futuro così come su quello di migliaia di connazionali e altri europei che vivono in Gran Bretagna si addensano pesanti nubi. Fatte della consistenza dei dubbi su cosa riserverà loro questa sorta di "salto nel buio" votato dai sudditi di Sua Maestà Elisabetta II. Giulia inizia la sua riflessione proprio dal suo campo: "Nel mio piccolo io sono terrorizzata per l'impatto drammatico che la Brexit avrà sulla scienza e sulla ricerca in generale, perché una grossissima fetta di finanziamenti arrivano dall'Unione europea e questi andranno a scomparire". Una circostanza che forse i fautori dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue non avevano messo in conto: "Sarà un grossissimo problema – prosegue Giulia – il che inevitabilmente vorrà dire che alcuni lab chiuderanno, che la gente sarà meno invogliata a venire a lavorare qui, che sarà più difficile per gli studenti venire a studiare in UK. È fondamentalmente un passo per rallentare l'innovazione e la ricerca che è sempre stato uno dei punti di forza di questo Paese".

"I colleghi inglesi si sono scusati per la miopia dei propri connazionali"

I suoi colleghi inglesi a lavoro (circa la metà) hanno cercato di consolare lei e gli altri "stranieri": "Hanno scritto messaggi molto belli sulle mailing list e gruppi d'istituto, scusandosi per la miopia dei propri connazionali, e dicendosi imbarazzati di essere inglesi". D'altronde, Londra si è schierata per il Remain, nonostante per paradosso essendo la più europea delle città britanniche è quella che "avrebbe potuto essere più preoccupata del danno (immaginario) che possiamo arrecare al Paese".

"Ho fatto piani di vita in un Paese che non mi vuole"

Non è però solo il lavoro a preoccupare Giulia: lei, appena trentenne, nel Regno Unito aveva deciso di viverci. E invece si è svegliata "con la rivelazione di aver fatto piani di vita in un Paese che in realtà non ti vuole. E dove non ti senti benvenuto, che è l'esatto opposto dell'idea di paese multiculturale ed integrato che i più hanno dell'Inghilterra". Adesso si apre un'inevitabile fase di riflessione: "Molti parlano di tornare a casa, di trasferirsi in Scozia, di richiedere la cittadinanza prima che cambino le regole e ce lo rendano molto più complicato. È una scelta che anche io dovrò intraprendere in un futuro abbastanza immediato, che rifletterà fondamentalmente la mia decisione di restare nel paese, o andarmene".

Di certezze, oggi, ce ne sono davvero poche: "Sulle questioni pratiche nessuno ha idea di cosa succederà. Nemmeno i fautori del leave (anche se Giulia usa un'espressione più colorita e non proprio benevola nei loro confronti, ndr) hanno mai fatto alcun piano concreto. Ora si ritrovano ad avere vinto e ‘non c'è fretta ad andarsene' fondamentalmente perché non sanno che pesci pigliare". Le incognite per Giulia riguardano anche aspetti concreti come il mutuo per la casa da poco acquistata: "Si sentono voci per cui possano aumentare i tassi per fare fronte al crollo del pound. D'altra parte nessuno sa cosa possa succedere al mercato immobiliare, ma le building society stamattina sono colate a picco in borsa". La sensazione secondo Giulia è "che nel quotidiano, nell'immediato, non cambierà molto, a meno che la crisi finanziaria che segue dall'esito del referendum non assuma proporzioni catastrofiche. Ma le ripercussioni a lungo periodo saranno drammatiche a mio avviso".

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