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Bergamo, l’operatrice culturale violentata da un richiedente asilo: “Penso volesse uccidermi”

L’operatrice culturale violentata da un richiedente asilo a Fontanella, in provincia di Bergamo, ha detto ai carabinieri di aver avuto paura di morire: il 20enne della Sierra Leone, adesso in carcere, le avrebbe infatti messo le mani attorno al collo fino a farla svenire. Il giovane, accusato di violenza e lesioni, è in attesa dell’interrogatorio di convalida da parte del giudice.
A cura di Francesco Loiacono
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Resta in carcere, almeno fino a domani mattina, il ragazzo di 20 anni della Sierra Leone che martedì ha violentato un'operatrice culturale in un centro per richiedenti asilo di Fontanella, in provincia di Bergamo. L'ex ospite della struttura è accusato di violenza sessuale e lesioni: domani sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino, che dovrà decidere se convalidare o meno l'arresto.

In attesa dell'interrogatorio di convalida, emergono ulteriori dettagli sulla violenza subita dalla ragazza di 27 anni, operatrice del centro "Terra promessa" gestito dalla cooperativa sociale Rinnovamento. Secondo quanto riporta il "Corriere della sera", la ragazza, che adesso è in ospedale sotto choc con una prognosi di 30 giorni, avrebbe confessato ai carabinieri di aver temuto di morire: "Pensavo che volesse uccidermi", ha detto.

Il racconto dell'operatrice violentata

Secondo quanto ricostruito finora, il 20enne l'ha seguita fino in bagno, in una zona interdetta agli ospiti della struttura d'accoglienza. La ragazza gli ha chiesto cosa volesse. Lui ha chiuso la porta e le è saltato addosso, mettendole una mano sulla bocca per impedirle di chiedere aiuto. L'operatrice ha cercato di divincolarsi, è scappata in un sottoscala vicino al bagno: è riuscita a gridare aiuto in uno dei pochi, concitati attimi in cui non veniva spinta dal 20enne contro il pavimento. Poi ha perso i sensi: il 20enne le aveva infatti stretto le mani attorno al collo. Quando si è ripresa, la ragazza era in braccio a un altro ospite della struttura, uno dei due che sono accorsi in suo aiuto, sfondando la porta e facendo fuggire il 20enne, poi bloccato dai carabinieri in un campo vicino al centro.

In passato, a quanto sembra, il 20enne non aveva dato particolari problemi, anche se emerge un particolare: proprio il giorno prima dell'aggressione l'operatrice si era accorta che il ragazzo stava guardando un video pornografico sul suo tablet e l'aveva segnalato agli altri operatori della struttura. Il 20enne si era lamentato per la connessione wi-fi che andava e veniva. Il giorno dell'aggressione la ragazza aveva notato il 20enne ancora con gli occhi fissi sul tablet. Qualche ora dopo è avvenuta l'aggressione.

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