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Baby prostitute sfruttate e vendute: sgominata banda di 19 rom

All’alba di giovedì la polizia di Milano ha eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, per lo più romeni di etnia rom. I 19 avviavano giovani connazionali, anche minorenni, alla prostituzione, sfruttandole e poi vendendole insieme al pezzo di marciapiede occupato.
A cura di Francesco Loiacono
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Una banda composta da 19 persone, quasi tutti romeni di etnia rom, è stata sgominata all'alba di giovedì dalla polizia di Milano. I 19 sono coinvolti a vario titolo in un traffico di giovani donne connazionali che venivano poi avviate alla prostituzione nella zona sud di Milano e nell'hinterland. Le ragazze, tra cui alcune giovanissime di 13 e 14 anni, non solo venivano poste sotto la "protezione" della banda, ma divenivano per loro una vera e propria merce: venivano infatti tenute segregate in una baracca all'interno di una campo rom, vendute a una cifra tra i 3 e i 7mila euro in base allo loro "redditività" e sottoposte ad angherie. Inoltre, i 19 avevano creato una sorta di "diritto di superficie" su alcune vie milanesi dove la prostituzione è più diffusa, come via Ripamonti o viale Ortles. Per "esercitare" su un determinato pezzo di marciapiede le ragazze dovevano pagare un extra ai loro aguzzini, che si aggiungeva alla parte dei guadagni versata dalla prostituta al protettore. Il "diritto di superficie" valeva anche per ragazze appartenenti ad altre organizzazioni: chiunque volesse esercitare in una data zona doveva pagare un fisso per l'occupazione della strada alla banda. Non solo: se una ragazza passava a un'altra organizzazione si portava dietro, pagando, anche il diritto di occupare il suo pezzo di marciapiede.

Gli investigatori: "Organizzazione spietata e aggressiva"

Secondo gli investigatori quelal smantellata era "un'organizzazione criminale molto spietata e aggressiva, che nel corso degli anni era riuscita a esercitare un controllo quasi militare sullo sfruttamento della prostituzione partendo da tutto il lato sinistro di via Ripamonti, per estendersi poi a viale Ortles, via De Angeli, via Bazzi, viale Brenta, viale Toscana, viale Tibaldi". I capi indiscussi erano i fratelli Ionut e Laurentiu Calin, rispettivamente 28 e 24 anni, cittadini romeni di etnia rom.

I fratelli Calin, racconta il dirigente del commissariato Scalo Romana Angelo De Simone, attiravano le ragazze romene intessendo con loro una relazione sentimentale, ma una volta arrivate in Italia le vittime venivano messe su una strada. In almeno cinque casi al momento dell'arrivo in Italia le giovani erano minorenni. Le più recalcitranti venivano "convinte" a suon di percosse, lesioni e stupri di gruppo. I due sfruttatori e i complici trattavano le vittime come animali di loro proprietà, arrivando a definirle spesso "capre". Una ragazza era stata venduta alla gang dalla madre all'età di 14 anni. I fratelli Calin sono riusciti a mettere in piedi un'organizzazione così potente anche grazie all'applicazione spietata di una serie di regole interne della comunità rom, riviste e adattate. Per questo l'indagine è stata battezzata "Judicata", dal nome del "concilio degli anziani" che nella cultura rom fa applicare le leggi e che nel caso specifico, veniva usato per stabilire il prezzo di una ragazza o il costo del noleggio di una zona ad altri gruppi criminali.

Indagine partita da lettere anonime

L’indagine è partita nel 2011, dopo il ricevimento di alcune lettere anonime. Tre lettere scritte al computer in un carattere raffinato e in un ottimo italiano che hanno incuriosito gli agenti del commissariato Scalo Romana. Nella prima, recapitata ad agosto 2011, erano indicati posti, nomi e responsabilità della banda di rom. Nella seconda, arrivata a ottobre dello stesso anno, c'erano nuovi dettagli sull'attività dell'organizzazione e si faceva riferimento ai controlli effettuati nel frattempo dalla polizia in strada e nei campi nomadi. Infine, nella terza di novembre 2011, l'anonimo ha fornito ulteriori elementi per incastrare gli aguzzini e si è rammaricato della mancata risoluzione in tempi brevi della vicenda. Le ordinanze di custodia cautelare per i 19 sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari di Milano Stefania Pepe. L'autore o gli autori delle lettere non sono stati individuati.

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