Voto di scambio con la ‘ndrangheta: chiesti 10 anni per l’ex assessore regionale Zambetti
Una condanna a 10 anni di carcere per voto di scambio aggravato dalla finalità mafiosa. È quanto ha chiesto al termine della requisitoria il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano per Domenico Zambetti, ex assessore alla Casa della giunta Formigoni. Zambetti, secondo l'accusa, sarebbe stato eletto alle elezioni regionali del 2010 grazie ai voti della ‘ndrangheta. Con l'organizzazione mafiosa l'ex assessore avrebbe stretto un patto definito dal pm "molto grave", che avrebbe in pratica falsato il risultato delle votazioni.
Un pacchetto di voti sicuri pagato 200mila euro
L'inchiesta era esplosa nell'ottobre 2010 con l'arresto di Zambetti e di altre persone tra cui Ambrogio Crespi, fratello dell'ex sondaggista Lorenzo e uomo che, materialmente, secondo l'accusa andava in giro nei quartieri periferici di Milano a raggranellare voti per l'ex assessore. Quest'ultimo avrebbe pagato il suo "pacchetto" di preferenze assicurate con una contropartita di 200mila euro.
Oltre alla richiesta di condanna per Zambetti, l'accusa al termine della requisitoria ha chiesto 6 anni di carcere per Crespi, 17 anni per il presunto boss Eugenio Costantino, 3 anni e 6 mesi per l'ex sindaco di Sedriano (primo comune lombardo sciolto per mafia) Alfredo Celeste, 8 anni per Ciro Simonte, ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta e 6 anni e 6 mesi per il chirurgo Marco Scalambra.