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Voghera: di nuovo al lavoro l’infermiera che negò la pillola del giorno dopo

Ha ritirato le dimissioni ed è tornata al lavoro Margherita Ulisse, l’infermiera dell’ospedale di Voghera che a ottobre aveva negato la pillola del giorno dopo a una ragazza. “Ho agito secondo coscienza, per me la coscienza vale più della legge dello Stato”.
A cura di Susanna Picone
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È tornata al lavoro Margherita Ulisse, l’infermiera di 32 anni in servizio al pronto soccorso dell'ospedale di Voghera (Pavia) che nello scorso ottobre ha negato la pillola del giorno dopo a una ragazza che, accompagnata dal suo fidanzato, si era presentata chiedendo la prescrizione del farmaco. Una vicenda che ha spinto l'Azienda Ospedaliera della provincia di Pavia ad avviare un'indagine interna per chiarire l'accaduto ed eventuali responsabilità. A poche ore dal fatto erano arrivate le dimissioni volontarie dell'infermiera ma poi successivamente, dopo aver ricevuto l'attestato di solidarietà di numerosi colleghi e amici, Margherita Ulisse le ha ritirate ed è rientrata al lavoro all'ospedale di Voghera. Attualmente non sta lavorando come prima al pronto soccorso ma nel reparto di Cardiologia, anche se il suo desiderio è quello di tornare al suo vecchio incarico in quanto ha detto di ritenere ingiusto il trasferimento. “Ho agito secondo coscienza – ha spiegato l'infermiera – per me la coscienza vale più della legge dello Stato. Però preferisco parlare di scienza e coscienza, piuttosto che di fede: il fatto che vada in Chiesa e che mi piaccia pregare è una questione personale, che nulla a che vedere con la mia decisione”.

L'infermiera ha spiegato che dopo l'episodio è stata chiamata dai dirigenti dell'Azienda Ospedaliera: “Mi hanno detto che non ero adatta a lavorare al triage del pronto soccorso, dopo che per due anni e mezzo ho operato lì senza problemi. Le dimissioni erano state la naturale risposta al desiderio di non scendere a compromessi”. L’infermiera ha spiegato di aver incontrato in passato altre quattro giovani che volevano prendere la pillola del giorno dopo e di averle convinte a rinunciare alla prescrizione senza che poi questo suscitasse polemiche: “Mi sono trovata di fronte ragazze impaurite, schiacciate dalla paura di un'eventuale gravidanza che non potevano sostenere per difficoltà economiche o sociali. Avevano solo bisogno di parlare e di sentirsi confortate: ed è quello che io ho fatto, agendo secondo coscienza”.

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