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Vittime di violenza sessuale e domestica: in numeri della vera emergenza di Milano

In una conferenza stampa il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica del Policlinico ha denunciato l’aumento nei primi sei mesi del 2018 dei casi di violenza sessuale e domestica. In tutto gli accessi al servizio dell’ospedale milanese sono stati 511, circa 85 al mese, nella maggior parte dei casi si tratta di donne abusate tra le mure della propria casa dal marito, dal partner o dall’ex compagno.
A cura di Valerio Renzi
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I casi di violenza sessuale e domestica nella città di Milano è in lieve aumento nel 2018, rispetto ai primi sei mesi del 2017. A dirlo è il rapporto curato dal Soccorso Violenza Sessuale e Domestica del Policlinico, che ha riscontrato un +5% di episodi denunciati. La tendenza si inserisce in un quadro di per sé drammatico, in cui le mancate denunce per paura di ritorsioni da parte del partner (o del datore di lavoro nel caso ad esempio di domestiche e colf) è una costante. A presentare i dati è stata Alessandra Kustermann, che dirige il pronto soccorso e l'accettazione ostetrico-ginecologica, il servizio di Soccorso Violenza e la rete dei consultori familiari del Policlinico di Milano.

Prima di tutti i dati. Dall'inizio dell'anno il Soccorso Violenza ha accolto circa 85 donne o minori al mese, per un totale di 511 accessi. Di questi 206 hanno riguardato casi di abusi sessuali, 289 di violenza domestica e in 16 casi entrambi. Gli episodi hanno riguardato in maniera quasi uguale donne di nazionalità straniera e italiana, e in 369 casi complessivamente le vittime delle violenze sono arrivati nella struttura del Policlinico perché indirizzati dalle forze dell'ordine o dai pronto soccorso dei vari ospedali della città. Molti i casi che hanno riguardato minori, 102. Il Policlinico ha fornito anche un identikit degli aggressori: in 189 casi si tratta del marito o del partner, in 71 casi dell'ex marito o fidanzato, in 67 di altri componenti del nucleo familiare (genitore, figlio ecc). Solo 70 i casi in cui l'aggressore era sconosciuto alla vittima (a riprova che l'insidia più grande in questi casi è in casa), mentre in 64 episodi si trattava di amici o colleghi, ovvero di situazioni in cui tra aggressore e aggredito non intercorreva una relazione sentimentale o familiare.

“Il nostro SVSeD – ha spiegato Alessandra Kustermann – è un centro antiviolenza pubblico, collocato in un grande ospedale e questo consente alle donne di ricevere un aiuto immediato anche da un punto di vista sanitario e medico legale, oltre che psicologico e sociale. I progetti che le donne decidono di intraprendere per uscire dalla violenza sono molteplici e complessi, a volte si possono interrompere. L’importante è che le donne sappiano che possono tornare a chiedere aiuto anche dopo molto tempo, perché gli operatori di SVSeD restano disponibili ad aiutarle e sono coscienti delle difficoltà che possono aver determinato un’interruzione nel percorso di separazione dal maltrattante”. “Di fronte a fatti gravi e odiosi come la violenza sulle donne è importante la conoscenza del fenomeno, ma anche quella delle cose concrete da fare – ha aggiunto Roberto Carlo Rossi, Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano – L’Ordine di Milano è impegnato su questi temi, poiché realizza già da diversi anni un corso di perfezionamento con la Statale di Milano su come riconoscere e denunciare la violenza in famiglia”.

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