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Veneranda Fabbrica del Duomo sotto accusa: la Procura apre un fascicolo sui fondi per Expo

Il pm Mauro Clerici vuole fare luce sulla passata amministrazione dell’ente, guidato fino a sabato scorso da Angelo Caloia, dimessosi in seguito alle accuse di peculato sulla compravendita di immobili in Vaticano. Nel mirino circa 20 milioni di fondi ricevuti per l’Expo.
A cura di Federica Gullace
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La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla gestione dei fondi per Expo 2015 da parte della Veneranda Fabbrica del Duomo. Non ci sono né indagati né ipotesi di reato al momento, ma il pubblico ministero Mauro Clerici si è detto intenzionato a fare luce sulla passata amministrazione dell’ente, guidato da Angelo Caloia, dimessosi lo scorso sabato al seguito della notizia dell'inchiesta a suo carico, che lo vede accusato di peculato. Le prime perplessità nel merito della gestione del denaro hanno inizio nel 2012, quando il ministero dei Trasporti versò alla Veneranda Fabbrica ben 15 milioni di euro, più altri 4,8 milioni che venivano dati dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia. Il tutto però, faceva parte di uno speciale stanziamento in vista dell’Esposizione universale, per il restauro della guglia maggiore e per il recupero della chiesa di San Gottardo a Palazzo Reale.

Nel mirino il rapporto con la società Sistema Milano

Così la polizia giudiziaria ha cominciato a raccogliere tutta la documentazione necessaria riguardo agli ultimi anni di amministrazione della Fabbrica, tra cui il materiale relativo al rapporto con la società Sistema Milano srl, che dal novembre 2011 al gennaio 2013 ha gestito il servizio di biglietteria per conto del Duomo, affinchè venisse reso più efficiente il sistema di gestione degli ingressi e delle visite alle terrazze. Tale collaborazione, anch’essa nel mirino della Procura, con, stavolta, il Duomo nelle vesti di parte lesa, venne interrotta bruscamente dopo soli 14 mesi di collaborazione sebbene il contratto fosse della durata di 6 anni. Il motivo? Per il pm Spadaro truffa, dato che Sistema Milano srl non corrispose alla Fabbrica una cifra pari ad almeno un milione di euro.

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