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Varese, finta onlus con a capo 2 donne per reclutare badanti in nero: 9 arresti per caporalato

Nove persone sono state arrestate questa mattina dalla guardia di finanza di Varese in una vasta operazione tra Lombardia e Piemonte: l’accusa per loro è di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita del lavoro e al favoreggiamento della permanenza in Italia di stranieri irregolari. Stando a quanto emerso facevano lavorare a nero come badanti donne provenienti dall’Est Europa e trattenute irregolarmente in Italia.
A cura di Chiara Ammendola
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Si chiamava "Badante Brava" la finta onlus creata ad hoc per la ricerca di personale da assumere e scoperta dalla guardia di Finanza di Varese che ha portato alla luce una vera e propria organizzazione criminale dedita allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina e del lavoro nero. Una vasta indagine terminata con l'operazione di questa mattina dei militari che hanno arrestato nove persone, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari. Stando a quanto emerso a capo della falsa associazione no profit vi erano due donne, originarie dell'Est Europa che attraverso un sito web creato ad hoc reclutavano aspiranti badanti provenienti da Russia, Bielorussia e Ucraina alle quali promettevano lavori certi. Lavori che le donne ignoravano avrebbero svolto in nero e senza un contratto.

Alle badanti reclutate, costrette a pagare migliaia di euro per lavorare, venivano sequestrati i passaporti

Una volta giunte in Italia, le aspiranti lavoratrici incontravano le due donne in una delle sedi della finta onlus site a Milano, Varese e Torino, e non appena "selezionate" per lavorare erano costrette a consegnare i propri passaporti, a pagare fino a 700 euro per entrare nel circuito della onlus e fino a 3mila euro per attivare le pratiche per restare in Italia. Una volta ottenuti i soldi le donne sistemavano le badanti in alloggi di fortuna che erano costrette a pagare 8 euro al giorno in attesa di essere scelte per un lavoro. In carcere, oltre alle due donne, anche un uomo che svolgeva il ruolo di informatico: stando a quanto appurato gestiva il sito di reclutamento badanti. Oltre a lui anche un collaboratore incaricato di riscuotere il denaro dalle future badanti. Tra ottobre e dicembre 2018 avrebbero fatto fatto lavorare come badanti oltre 50 donne, tutte irregolari in Italia

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