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Varese, anziano segregato in casa tra sporcizia e degrado per la pensione: due uomini a processo

Due uomini, padre e figlio, sono finiti a processo: secondo le accuse, avrebbero tenuto segregato in casa un ottantenne malato di Parkinson per poter usufruire dei soldi della sua pensione. I fatti al centro del procedimento sarebbero avvenuti nel 2013 a Castellanza, in provincia di Varese. I due uomini avrebbero confinato l’anziano, ora deceduto, in una stanza spoglia, impedendogli perfino di vestirsi o lasciandolo senza cibo per giorni interi.
A cura di Luca Giovannoni
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Bisognerà aspettare il prossimo giugno per capire come si concluderà, almeno dal punto di vista giudiziario, la vicenda che vede coinvolti due uomini – padre e figlio – e un anziano. I primi due, secondo le accuse, avrebbero tenuto segregato in casa un ottantenne malato di Parkinson per poter usufruire dei soldi della sua pensione. La notizia, che è stata raccontata da "La Prealpina", si riferisce a fatti che hanno avuto inizio nel 2013 a Castellanza, in provincia di Varese. Da quanto risulta, i due aguzzini dopo averlo conosciuto, avrebbero promesso all'anziano signore di accoglierlo in casa propria per fornirgli un aiuto concreto nella vita di tutti i giorni, resa ancora più difficile dalla malattia. Dopo avergli aperto le porte di casa i due uomini si sono trasformati in carcerieri, costringendo il pensionato in una condizione umiliante. Dopo anni di soprusi, nella giornata di mercoledì 19 novembre padre e figlio sono finiti davanti al giudice, scegliendo di farsi processare con rito abbreviato.

La segregazione e i soldi della pensione

Dalle ricostruzioni della vicenda sembrerebbe che i due uomini confinassero l'anziano in una stanza spoglia, impedendogli perfino di vestirsi o lasciandolo senza cibo per giorni interi. Come se non bastasse secondo l'accusa padre e figlio si sarebbero anche fatti rilasciare la delega per operare liberamente sul suo conto corrente, oltre a farsi consegnare il bancomat da dove prelevarono circa quattromila euro. La vittima di questi soprusi è morta ormai da qualche tempo, mentre i suoi aguzzini sono in attesa del verdetto della magistratura. Il giudice ha rinviato il processo al mese di giugno 2020.

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