Val Seriana, le fabbriche già al lavoro prima del 4 maggio: “Preoccupati, ma bisogna riprendere”
"Preoccupati, ma prima o poi bisogna pur iniziare". È questa la frase che riassume lo stato d'animo di coloro che già da giorni o settimane prima del 4 maggio, giorno in cui riapriranno le aziende in tutta Italia, è tornato al lavoro. E lo ha fatto in un territorio, Nembro, la Val Seriana, che è stato tra i più colpiti dal coronavirus. I giornalisti di Fanpage.it Simone Giancristofaro e Carla Falzone hanno fatto un giro tra alcune aziende che hanno ripreso l'attività prima della data indicata dall'ultimo Dpcm (Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri), firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo scorso 26 aprile, decreto che difatti ha fissato in lunedì 4 maggio l'inizio della cosiddetta "Fase 2" dell'emergenza Covid-19.
Hanno già riaperto anche attività non proprio essenziali
Molte delle fabbriche che hanno riaperto i cancelli in anticipo sono quelle che, dopo il parziale allentamento del Dpcm del 10 aprile (entrato in vigore lo scorso 14 aprile), avevano inviato un'autocertificazione al prefetto, riprendendo la produzione. Tra queste aziende però non ci sono solo quelle impegnate in attività essenziali, ma anche ditte come la Persico impegnata nella consegna di componenti per la barca a vela Luna Rossa, come conferma un lavoratore: "Abbiamo ripreso a lavorare martedì scorso (21 aprile, ndr). Adesso stiamo producendo dei pezzi che andranno poi assemblati sulla barca Luna Rossa. È strano – spiega a Fanpage.it – però prima o poi bisogna pur iniziare. Due settimane prima non sono pochissime, però visto che siamo a norma con tutto non vedo perché non reiniziare". Lo stesso dipendente è conscio che non si tratti di un'attività essenziale: "È una roba indispensabile per quanto riguarda la barca, Luna Rossa, visto che è uno sport. Però sì, ovviamente non stiamo parlando di un'industria alimentare". La responsabile della sicurezza dell'azienda ha preferito invece non rilasciare dichiarazioni.
Il sentimento più diffuso tra i lavoratori è che bisogna riprendere, nonostante i timori
Non tutti sono spaventati dal possibile contagio: "È normale, io non ho paura, abbiamo tutte le precauzioni del caso. Bisogna anche reiniziare prima o poi", dice il dipendente di una ditta che produce schede elettroniche. E un altro lavoratore della zona conferma: "Non è strano tornare, perché io ho fatto comunque cinque settimane a casa e dopo cinque settimane non si riesce più a stare a casa". Ma se la paura di un possibile contagio non lo investe direttamente, l'operaio non nasconde un certo timore per i figli: "Più che altro ho paura per i bambini che sono a casa da metà febbraio, quindi io che esco, rientro.. Per mia moglie, che ha ricominciato a lavorare, è la stessa cosa".
"Siamo preoccupati come tutti – dice un'altra lavoratrice della zona già tornata in fabbrica – ma d'altronde bisogna riprendere". Anche se nel viaggio tra le fabbriche in Val Seriana c'è anche chi, più che riprendere, non ha mai smesso: "Abbiamo chiuso per una settimana – dice un lavoratore – da quando hanno fatto il decreto del 22 marzo (con cui erano state chiuse le attività non essenziali, ndr). Dopo gli hanno dato l'autorizzazione, il prefetto". E così, nel cuore della Val Seriana, il lavoro di cui oggi si celebra la festa in alcuni casi non si è mai fermato, nonostante l'emergenza sanitaria.
(Hanno collaborato Simone Giancristofaro e Carla Falzone)