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“Togli la mascherina o te ne vai”, le minacce dei dirigenti del Pio Albergo Trivulzio ai dipendenti

Sarebbero stati minacciati dai dirigenti del Pio Albergo Trivulzio gli operatori socio sanitari che indossavano le mascherine durante il turno di lavoro: siamo all’inizio dell’emergenza coronavirus, intorno al 23 febbraio, e alcuni tra i dipendenti della struttura hanno tosse e febbre ma viene vietato loro di indossare le mascherine per non allarmare i pazienti. I dispositivi sarebbero stati forniti solo a metà marzo: “Come avremmo potuto proteggere i pazienti senza dispositivi? È come se li avessimo uccisi, solo noi potevano portare il contagio da fuori”, spiega una testimone all’Agi.
A cura di Chiara Ammendola
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Pio Albergo Trivulzio (Milano)
Pio Albergo Trivulzio (Milano)
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"Togli la mascherina o te ne vai", così una dirigente del Pio Albergo Trivulzio avrebbe detto a una operatrice socio sanitaria della casa di cura milanese accusata di creare inutili allarmismi. Era il 23 febbraio e la donna aveva tosse forte e febbre da alcuni giorni, per questo le era stato consigliato da una infermiera di indossare la mascherina durante il turno di lavoro: l'emergenza coronavirus in Italia era scoppiata da due giorni. E così ha fatto consigliando a sua volta a un'addetta alle pulizie di fare lo stesso, poco dopo però la stessa ragazza sarebbe andata da lei dicendole di essere stata invitata da una dirigente a togliere la mascherina "perché era stata sgridata e minacciata di licenziamento se l'avesse tenuta": cosa che però lei non ha fatto.

La testimonianza è stata resa in forma anonima all'Agi dalla donna che ha poi raccontato che mentre era intenta a dare la frutta ai pazienti ospiti della struttura è stata raggiunta da una dirigente che l'ha invitata a togliere la mascherina: "Secondo lei stavo suscitando allarme ingiustificato negli ospiti", spiega l'operatrice che ha voluto raccontare l'accaduto in forma anonima ma che ha detto che non esiterà a ripetere il tutto anche in tribunale ove necessario. Nonostante abbia fatto presente di essere stata consigliata da una infermiera di indossare la mascherina perché aveva la tosse la donna è stata ripresa dalla dirigente: "Si tolga il grembiule e se ne vada", avrebbe esclamato dinanzi a diversi testimoni.

"La dirigente mi ha chiesto nome e cognome, aggiungendo che avrebbe avvertito il direttore generale di quanto successo – continua nel suo racconto l'operatrice sociosanitaria – ho risposto che poteva dirlo a chiunque, io non ho fatto male a nessuno, ho detto, anzi ho cercato di tutelare la salute dei pazienti. Poi, mi ha invitata a chiamare l'Ats e a chiedere un tampone". Un tampone che non le è stato mai fatto e che ha costretto la donna a mettersi in malattia. La questione del divieto di indossare le mascherine in quel periodo viene confermata da un'altra testimonianza di una seconda operatrice socio sanitaria, Nana, che ha raccontato che il 18 marzo due operatori avrebbero portato via le maschere che stavano in un armadio con la chiave: "Le hanno portate via dicendo che le avrebbero date a chi ne aveva davvero bisogno – spiega la donna – ci è stato spiegato che la regione Lombardia non prevedeva, nei nostri casi, l’obbligo di tenere le mascherine. Poi, dopo pochi giorni, ci sono state invece date".

I dirigenti continuano a dirci che va tutto bene

Nana continua a lavorare nel Pio Albergo Trivulzio, mentre altri suoi colleghi sono a casa, molti con i sintomi del coronavirus, racconta, anche se non sono stati sottoposti a tampone, così come i pazienti che sono ricoverati nella struttura, spesso malati terminali che però hanno anche tosse, febbre e difficoltà respiratorie: "Continuano a dirci che va tutto bene, che sono solo casi sospetti e dobbiamo stare tranquilli. Finché ce la faccio, finché non mi ammalo, io starò qui con loro. Faccio turni massacranti, quasi sempre le notti, ma non mollo". Secondo il loro racconto ci sarebbero ad oggi cinque stanze di pazienti in isolamento, con la febbre, e che un medico e una caposala sono in ospedale e stanno molto male: "A differenza di quello che dice la dirigenza, le mascherine sono state fornite alle mie colleghe solo a metà marzo, non prima. Come avremmo potuto proteggere i pazienti senza dispositivi? È come se li avessimo uccisi, solo noi potevano portare il contagio da fuori"

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