Superare i campi e integrare rom e sinti: l’esperienza di successo della Casa della carità a Milano
Superare i campi, promuovere inclusione e cittadinanza di rom e sinti, offrire percorsi di crescita e integrazione. A Milano tutto questo viene fatto all’interno del progetto "Villaggio Solidale", realizzato a partire dal 2005 dalla Casa della carità in collaborazione con il Centro ambrosiano di solidarietà. In quattordici anni, sono state 106 le famiglie accolte, per un totale di 374 persone. Oggi l’80 per cento di loro lavora e vive in appartamento: il 57 per cento in affitto, mentre il 9 per cento in una casa di proprietà.
Un progetto di integrazione per rom e sinti
Cifre presentate dalla Casa della carità nel corso del convegno "Rom e Sinti in Italia? Sail pe!" in programma il 10 e 11 ottobre. Numeri che confermano che costruire percorsi sociali, culturali e di cittadinanza con persone di etnica rom e sinti è possibile. Sono 163 i bambini e ragazzi che hanno iniziato un percorso scolastico grazie al progetto. Di questi 45 hanno già raggiunto la licenza media e 28 sono arrivati al diploma superiore o hanno una qualifica professionale. Con gli adulti, sono stati realizzati 137 percorsi di inserimento lavorativo.
Le storie di chi ce l'ha fatta
Tra le storia di chi ce l'ha fatta c'è quella di Dora che, arrivata in Italia dalla Romania, ha vissuto in una cascina abbandonata e poi al campo attrezzato di Pioltello. Fino ai 30 anni non sapeva né leggere né scrivere. Oggi fa la badante e grazie a questo lavoro è riuscita a sottoscrivere un mutuo e a comprare una casa, dove vive con il marito e i loro quattro figli. O quella di Patrizia che da piccolissima ha vissuto nel campo via San Dionigi, alla periferia sud di Milano. Oggi ha 15 anni, vive in una casa con la sua famiglia, studia, e sogna di lavorare in un negozio di moda.
Don Virginio Colmegna: Superare i campi è possibile
"Questa esperienza ci dice che superare i campi e costruire percorsi sociali, culturali e di cittadinanza con rom e sinti è possibile, ma solo se c’è un accompagnamento delle famiglie verso soluzioni abitative stabili e se c’è un percorso progettuale ampio, fatto per esempio di inserimenti scolastici e lavorativi", sottolinea il presidente della Fondazione, don Virginio Colmegna. "C’è, però, anche bisogno del loro protagonismo, della partecipazione attiva dei rom e sinti che vengono coinvolti in questi percorsi, altrimenti il sostegno si cronicizza a tal punto che va a intaccare la fiducia nei loro confronti, ricreando nuovamente emarginazione e rifiuto, e spezzando il valore culturale che queste comunità hanno dentro. Essere riusciti a strappare dalla marginalità una percentuale così ampia di persone, fa vedere che è possibile ridurre ancora il numero di quanti ancora vivono in condizioni di esclusione", conclude don Colmegna.